
Finalmente una serie western che non lesina in violenza estrema e ferocia. Scritta da Mark L. Smith e diretta da Peter Berg, AMERICAN PRIMEVAL ci porta nella frontiera americana di metà ottocento, basandosi su uno dei conflitti interni più sanguinari dell’epoca e noto a tutti come la Guerra dello Utah, tra mormoni e lo stato americano, che troverà nel famigerato massacro di massacro di Mountain Meadows il suo evento più estremo.
Strutturata in sei episodi, la serie segue le vicissitudini di nuclei diversi ma legati tra loro da una sottile linea di sangue. Una donna in fuga dall’Est con suo figlio alla ricerca utopica del padre di questo, una coppia di mormoni divisa a seguito del massacro succitato, gli indiani scioscioni e per ultimo tutto quello legato alla sete di potere del governatore e capo dei mormoni dello Utah, Brigham Young, una figura storica dell’America più profonda. Un vortice di storie personali intrecciate con eventi reali che mettono a fuoco fanatismo religioso, culti pericolosi, lotte razziali, sete di potere e sogni di rinascita di coloni e affini.
Forte di atmosfere dark, cupe e crepuscolari, alla THE UNFORGIVEN, THE ASSASSINATION OF JESSE JAMES BY THE COWARD ROBERT FORD, IL GRANDE SILENZIO e BRIMSTONE, mescolate a visioni apocalittiche, dove il sangue scorrerà a fiumi e senza sosta, AMERICAN PRIMAVEL riesce sempre a sorprendere e stupire. Siamo catapultati in un mondo che alterna sapientemente azione selvaggia, estremo purissimo e drama, dove non saranno risparmiati uomini, donne e bambini, quando finiranno per diventare carne da macello da parte dei carnefici di turno. Tra torture, gore, feroci sparatorie, massacri selvaggi, doppiogiochisti senza scrupoli e una sete di denaro senza vergogna e pudore, non c’è da sorprendersi che la quantità di protagonisti sia destinata, nel corso della storia, a diminuire drasticamente. In un mondo selvaggio e oscuro come questo, non mancano gli antieroi, come quello interpretato da Taylor Kitsch, destinato a seguire un destino faticoso figlio di un passato tragico. Oltre a eventi narrativi estremamente coinvolgenti ed emotivamente laceranti, il cuore della serie è una metafora amara, sociale e politica, sulla sete di potere americana (e non solo) ad ogni costo, dove distruggere spesso serve solo per non far emergere gli altri.
Dopo aver tirato il fiato per sei episodi, sempre sul pezzo e mai banali, il finale chiude il cerchio in maniera sensazionale e all’altezza di quanto visto in precedenza. Per gli amanti del cinema western più estremo, primitivo e primordiale, questa serie è oro colato, da assaporare e godere dal primo all’ultimo secondo. Per il genere e per il formato … sfioriamo il capolavoro! VALUTAZIONE 4,5/5
H.E.
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