DADDY’S HEAD (2024) di Benjamin Barfoot

L’originalità nel cinema horror spesso avviene attraverso mutazioni di sottogeneri e la capacità di aggregare filoni cinematografici inizialmente lontani tra loro. Al suo secondo lungometraggio l’inglese Benjamin Barfoot mette anima e corpo in una pellicola che sembra la perfetta fusione tra due pellicole recenti, UNDER THE SKIN e BABADOOK, partendo dal dramma del lutto famigliare, e della sua faticosa elaborazione, per evolvere successivamente in qualcosa di diverso, irrazionale e sicuramente indefinibile.
Isaac è un ragazzino che, alla morte del padre, diventa orfano e si trova costretto a vivere momentaneamente con la matrigna Laura. Questa, poco incline a diventare madre e affetta da alcolismo cronico, cerca di trovare un equilibrio, anche grazie e soprattutto al corposo patrimonio lasciato dal marito defunto in un incidente. Isolati in un’enorme le lussuosa villa immersa nel bosco, i due faticano a trovare un punto d’incontro. Queste saranno destinata a deflagrare in qualcosa di estremo, quando una strana e indefinibile creatura sembra apparire misteriosamente prima nel bosco e poi nella loro casa. Questo ‘essere’ ha una sinistra e sconvolgente peculiarità, ha il volto del padre morto di Isaac …
DADDY’S HEAD si può dividere in tre parti distinte. Una lunga gestazione di preparazione agli eventi, ottima e che rende partecipe lo spettatore delle difficoltà emotive e psicologiche di un ragazzino rimasto orfano e costretto ad affrontare un lutto così devastante, una corposa e sontuosa parte centrale, cuore pulsante, misterioso e affascinante dell’intera pellicola, ed un epilogo che ammortizza fin troppo quanto visto in precedenza, In quest’ultima parte, opinabile, il desiderio di unire per forza tutti gli elementi narrati, rischia di scemare drasticamente la tensione accumulata fino ad un quarto d’ora dalla fine.
L’aspetto simbolico ed il percorso faticoso del dolore della perdita, qui prende una piega poco drammatica ma non per questo meno oscura ed estrema, mostrando una (im)possibile analisi forzata dall’assurdo e dalla visione illogica delle cose. A rendere e portare tutto sul confine della ragione, il regista Benjamin Barfoot gioca abilmente le sue carte, quelle delle contraddizioni continue e del gioco classico del cinema horror, perlopiù survival alla ALIEN, di poca chiarezza degli elementi e del mostro di turno, scatenando una piacevole confusione nello spettatore, curioso di conoscere la verità e soprattutto cosa si nasconde nelle oscurità della mente e della misteriosa costruzione ‘aliena’ dall’aspetto rude, naturale e primordiale. Se, come anticipato sopra, la parte finale può influenzare e dividere sul giudizio finale, sono da elogiare i frangenti scioccanti e surreali, grazie ad un uso corretto e mirato del jumpscare, utilizzato questa volta in maniera funzionale e per nulla banale.
DADDY’S HEAD, in conclusione, è un nuovo e brillante horror psicologico che attinge con destrezza dal passato, forse non per tutti ma che tutti gli appassionati del genere devono vedere! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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