DIE ALONE (2024) di Lowell Dean

Zombie, virus e apocalissi in generale non muoiono mai. In particolar modo nel cinema indipendente, spesso costretto a sfornare idee per uscire dall’ordinario e dagli schemi anche se consolidati ma spesso ripetitivi del filone post apocalittico infestato da zombie o similari. Dopo una serie di B-Movie di qualità non eccelsa, il regista americano Lowell Dean riesce a creare qualcosa di veramente solido e interessante, partendo da un’idea, l’uomo è infetto da un nuovo virus proveniente dalle piante (simile ma diverso da quello di THE LAST OF US), per ampliare gli orizzonti narrativi sfruttando al massimo flashback, romance, amnesie pericolose e colpi di scena a ripetizione, infetti compresi.
Il mondo come lo conosciamo non esiste più. Un’apocalisse di origine vegetale ha infettato pesantemente l’umanità, riducendola drasticamente numericamente e costringendola a vivere ai margini e lontano dai grandi centri urbani. Seguiamo in questo nuovo mondo estremo, le gesta di Ethan, alla costante ricerca della sua fidanzata, persa dopo un incidente, ma afflitto da una pesante e costante amnesia, che lo porta a dimenticare facilmente quanto accaduto anche solo poche ore prima. L’incontro con la survivalista e più anziana di lui Mae accende in lui la speranza, anche se le difficoltà sembrano aumentare giorno dopo giorno, a causa di briganti, morti viventi che mescolano la carne alle piante e soprattutto di un mistero nascosto e custodito gelosamente da Mae a pochi metri dalla sua casa …
Grazie ad un incipit very shock e destinato ad alimentare sin da subito la nostra curiosità e da un prologo confuso iniziale che ricorda vagamente quello di THE WALKING DEAD e 28 DAYS LATER, siamo catapultati in un vero e proprio thriller psicologico post apocalittico, dove verità e scatole cinesi mentali finiranno per incastrarsi solo nella seconda parte, lasciando da parte la componente survivalista classica per qualcosa di nuovo, almeno per il genere horror sopra citato. A rendere brillante il tutto una sempre carismatica Carrie-Anne Moss, bravissima nel trascinare sin da subito con la sua figura forte il film sui binari più idonei per non annoiare. Oltre alla trama, il contorno non è da meno, grazie ad una serie di effetti speciali, afferenti i morti viventi ma non solo, decisamente accattivanti e singolari. Forse gli ultimi venti minuti, considerati i continui colpi di scena, potevano essere gestiti meglio e senza dover per forza scemare a tutti i costi la tensione, finendo per ammorbidire troppo la stessa fino ad allora accumulata. Nonostante qualche piccolo buco di sceneggiatura e qualche performance di contorno non proprio esaltante, siamo al cospetto di una pellicola horror degna di nota e destinata ad essere apprezzata principalmente dagli amanti del filone apocalittico con infetti e morti viventi fuori dall’ordinario. Niente male!! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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