Quanto Venezia sia una delle cornici perfette per il cinema, lo dimostra la quantità di pellicole, centinaia, che hanno come sfondo la città del leone di San Marco. Negli anni ’70, con la crescita esponenziale del filone horror, in Italia e non solo, una delle opere che hanno beneficiato delle atmosfere crepuscolari della Serenissima è DON’T LOOK NOW dell’inglese Nicolas Roeg. Tratto da un racconto di dal racconto di Daphne du Maurier e uscito in Italia con un titolo quanto mai azzeccato e affascinante: A Venezia… un dicembre rosso shocking.
Dopo un tragico incidente domestico, che vedrà la morte della loro figlia, gli inglesi John Baxter e sua moglie Laura si recano anni dopo a Venezia per ultimare dei lavori nella chiesa di San Nicolò, con l’obiettivo anche di mettere alle spalle la prematura perdita della figlia.
L’incontro della moglie di John con una sensitiva locale, che riesce a vedere la loro figlia defunta e mentre la città è messa a soqquadro da una serie di delitti da parte di un misterioso serial killer, finirà per trascinare John in una spirale di follia e paranoia, che finirà per rievocare il tragico passato della sua famiglia in maniera ossessiva, tragica e pericolosa …
In una Venezia plumbea, dai marcati tratti gotici e offuscata dalla nebbia dei suoi canali, Roeg ci trascina lentamente, e in maniera esponenziale, verso le nevrosi umane del suo protagonista, interpretato magnificamente da un Donald Sutherland in stato di grazia, scosso da un dolore lacerante come quello causato dalla morte della figlia, con annessi sensi di colpa, attraverso un percorso per nulla lineare, quasi sempre in linea con calli, ponti e canali della città più unica al mondo. Grazie all’uso sapiente e mai eccessivo di slow motion alla Sam Peckinpah, atmosfere che richiamano i gialli italiani dei primi anni ’70 (CHI L’HA VISTA MORIRE? di Aldo Lado, sempre ambientato a Venezia, era uscito solo un anno prima) e visioni veggenti, ultra dimensionali e con tanto di terzo occhio, Venezia si trasforma ben presto da spettrale a surreale, onirica e oltre il tempo e lo spazio (non mancano sequenze che spaziano abilmente tra passato, presente e futuro). Non solo il luogo ma anche l’utilizzo di diversi attori italiani, primari e secondari, regala un film dalle atmosfere genuine e intrecciate pesantemente ai misteri e segreti di una città che vive nelle oscurità della notte un’altra vita. L’anima soprannaturale e mistery, con visioni trascendenti, spinge con forza lo spettatore verso lidi oscuri e per nulla solidi, alzando l’asticella del terrore primordiale in maniera vertiginosa fino al finale estremo, fatale e violento, ancora oggi indimenticabile.
Quanto sia stato seminale questo film lo dimostra per quanti registi sia stato preso come punto di riferimento e ispirazione, Lars von Trier, Brian De Palma e David Lynch su tutti. DON’T LOOK NOW è un thriller psicologico, dalle fortissime venature horror, immortale e che non risente, per fascino e forza visionaria (come la città magica che l’ha ospitato) del tempo passato. Culto!! VALUTAZIONE 4,5/5
H.E.
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