HALLOWEEN (1978) di John Carpenter

Tra i pilastri assoluti del genere horror (e di un suo sottogenere specifico, lo slasher), come lo conosciamo oggi, abbiamo senza dubbio il leggendario HALLOWEEN (uscito in Italia con l’aggiunta nel titolo di ‘la notte delle streghe’) del maestro John Carpenter. Film realizzato con un budget contenuto, se confrontato con quanto incassato al botteghino in tutto il mondo, da subito rivoluzionario grazie ad una serie di elementi che cambiano radicalmente direzione e marcia del cinema horror. Pur attingendo, non poteva essere altrimenti considerato l’amore sconfinato del regista per la settima arte, a numerose pellicole precedenti, più o meno note (da THE TOWN THAT DREADED SUNDOWN a PSYCHO, fino ai ‘nostri’ REAZIONE A CATENA e TORSO), questa pellicola rappresenta uno spartiacque fondamentale per l’evoluzione del filone succitato, che troverà nel decennio successivo la sua esplosione definitiva, per quanto concerne serial killer particolari e mascherati. Nonostante una lunga serie di sequel, prequel e reboot dedicati a Michael Myers (alcuni veramente inutili), questo film è decisamente storia a sé. Il giovane regista Carpenter, reduce due anni prima dall’ottima prova del crime crepuscolare ‘ASSAULT ON PRECINCT 13’, mette in luce tutte le sue doti magistrali di autore cinematografico, amplificando tensione, ansia e visioni soggettive (indimenticabile il piano sequenza iniziale) attraverso una lunga attesa che vale molto più dell’evento estremo. Questo mostrato in maniera controcorrente con le prorompenti pellicole inzuppate di splatter e gore (qua il sangue è visivamente una rarità) che imperversavano negli anni anni ’70 (THE LAST HOUSE ON THE LEFT e THE TEXAS CHAIN SAW MASSACRE). Se escludiamo un altro immenso capolavoro di Carpenter, THE THING, splatter, gore e sangue, non hanno quasi mai rappresentano le fondamenta del cinema carpenteriano, destinato perlopiù a stravolgere la prospettiva nei confronti della paura, oscurando e immergendo questa in puro terrore primordiale, impossibile da confinare.
Per quanto concerne la trama iniziale, la storia (ben nota al popolo estremo e horror), prende forma mostrando un terribile fatto di cronaca nera e domestica, avvenuto nel 1963 in una piccola cittadina dell’Illinois. Un bambino di 6 anni che risponde al nome di Michael Myers, nella notte di Halloween uccide, armato di coltello, la sorella maggiore, senza apparente motivo e mostrando nessuna emozione. Passati 15 anni, quel bambino diventato uomo, rimasto rinchiuso in un istituto psichiatrico sotto le ‘cure’ del dottor Loomis, riesce a fuggire. Loomis è convinto che Myers rappresenti il male assoluto, a casa della sua assenza totale di emozioni e rimorsi per quanto accaduto nel 1963. Loomis, convinto che il suo paziente sia diretto nel suo luogo d’infanzia, prova a mettere in guardia lo sceriffo del posto sulla pericolosità di Myers. Sarà proprio la migliore amica della figlia dello sceriffo, Laurie, a ricevere attenzioni particolari da parte del silente Myers, in una notte di Halloween destinata … a non finire mai!
HALLOWEEN è caratterizzato da almeno tre elementi distintivi e destinati a diventare iconici. Come primo, abbiamo il fraseggio al pianoforte e tema principale, opera dello stesso regista. Una composizione musicale che entra sotto la pelle e non ti molla mai, in grado di esaltare al meglio i momenti più ansiogeni e tesi della pellicola, catturando sempre, in maniera costante e magnetica, l’attenzione dello spettatore. Secondo, il perfetto dosaggio dei tempi tecnici dedicati alla suspense e tensione, mai eccessivi e sprecati, alzando l’asticella del terrore in maniera piacevolmente lenta e amplificata al meglio al calare del buio e della notte (delle streghe). Terzo, ma non ultimo per importanza, la costruzione del serial Killer. Asettico, disumano e privo di emozioni. Che troverà nella maschera (con le fattezze del capitano Kirk di Star Trek, modifica in maniera macabra) una simbiosi perfetta con la propria figura di ‘uomo nero’ dalla natura malefica. A completare il puzzle afferente Michael Myers, abbiamo le due figure che rappresentano anche la sua cornice e nemesi ideale. Un gigantesco Donald Pleasence, nei panni del Dottor Loomis, e Jamie Lee Curtis (qui all’esordio) nei panni della ‘final girl’ per eccellenza e forse più iconica del cinema horror, Laurie Strode.
In conclusione HALLOWEEN, oltre ad essere ancora oggi un horror psicologico perfetto per la visione serale da dedicare alla sua festa omonima, rappresenta un pilastro assoluto del cinema americano, quello da ammirare e capace di influenzare pesantemente innumerevoli registi dei decenni successivi. Culto totale!! VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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