Raramente le telecamere sono entrate all’interno degli istituti penitenziari per minori, ancora più singolare, da parte di un regista, scavare nelle profondità delle anime di ragazzi poco più che bambini, cercando di capire problematiche, aspettative e di come viene percepito il mondo, una volta che il destino li porta fuori dai binari della legalità.
In quanto minori, per scelta probabilmente anche del regista, i volti dei giovani carcerati sono censurati, creando un’aura di mistero sulla loro identità e che porterà lo spettatore a non vederli come bambini o ragazzi e nemmeno come adulti, bensì come persone smarrite in un nuovo microcosmo. Un luogo dove regole, parole non dette e un sistema alieno al mondo esterno, finiranno per creare a questi minori una nuova casa, non priva di difficoltà. Come confessato da alcuni ragazzi e ragazze , il carcere per minori rappresenta un punto di partenza e non di arrivo, dove l’eventuale uscita da questo contesto viene vissuta spesso con angoscia, ansia e paura.
Dopo una prima presentazione (perlopiù di ragazzine), mettendo anche a proprio agio lo spettatore meno scafato, il regista si addentra sulle storie personali dei giovanissimi carcerati dove emergono aberranti storie di abusi, tossicodipendenza e violenza, domestica e di strada. Al centro di tutto una singolare storia d’amore tra due di loro, Diamond e Phoenix, entrambi nello stesso carcere ma divisi in quanto di sesso opposto, che avrà nel finale non proprio quanto si sperava. KIDS IN JAIL, ambientato in un carcere minorile della Columbia Britannica (Canada), è un piccolo documentario (di soli 45 minuti), scarno, crudo ed emotivamente forte, merito senza dubbio di un approccio fuori dal comune (non è un’inchiesta giornalistica o televisiva) in un carcere minorile, anche a causa di domande non proprio facili per chi (alcuni intervistati avranno circa 12/13 anni) rischia di compromettere la propria vita per sempre, ancor prima che cominci sul serio. Un doc shock da visione obbligatoria!! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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