Dopo il brillante esordio di MATAR A DIOS, il catalano Caye Casas torna alla grande con un lungometraggio destinato a lasciare il segno. THE COFFEE TABLE (titolo internazionale) è un’opera che unisce perfettamente il cinema di Pedro Almodóvar, quello legato perlopiù a shock familiari, alle pellicole più bizzarre e grottesche di Álex de la Iglesia, intrecciando il tutto con un’ansia destinata a raggiungere, costantemente e senza tregua, livelli vertiginosi.
Jesus e Maria (due nomi per nulla casuali) sono diventati a fatica genitori da poco di Cayetano, nome quest’ultimo voluto fortemente da lei e che significa gioia e allegria.
Per sublimare l’evento, Jesus decide, contro il volere della compagna, di acquistare un tavolo da salotto in vetro dall’aspetto insolito. L’acquisto cambierà improvvisamente e radicalmente la loro vita, trasformando un giorno di festa in una tragica discesa negli inferi ..
Solo nel nostro paese gli incidenti domestici causano ben 6000 decessi. Eventi figli spesso di una casuale banalità, destinata però a cambiare la vita di intere famiglie per sempre e ovviamente … in peggio. Caye Casas dimostra, partendo proprio da questa sinistra idea legata al destino beffardo succitato, quanto un soggetto vincente e una sceneggiatura che unisce dramma e ironia nera in maniera perfetta, non si ha necessità di budget clamorosi, effetti speciali sorprendenti o attori acclamati. L’utilizzo praticamente per 3/4 del film della stessa location, l’appartamento di Jesus e Maria, permette di giocare sinistramente con tensione, ansia, claustrofobia sentimentale e terrore puro, elementi che sembrano essere onnipresenti in tantissimi nuclei familiari, spesso sepolti da una patina di forzata felicità.. La casualità legata ad un oggetto apparentemente banale e insignificante come il tavolino citato nel titolo, simboleggia l’imprevedibilità della vita, la quale mette in luce la forza delle persone quando queste sono messe al muro. La forza accattivante della pellicola risiede soprattutto nell’amalgama perfetto di unorismo nero, tensione psicologica devastante, dramma prima personale e poi famigliare, alzando costantemente l’asticella della tensione e sfornando senza sosta colpi di scena sempre più estremi e malefici.
Il finale shock chiude perfettamente il cerchio, come meglio (o peggio, dipende dai punti di vista) non si poteva una pellicola estrema, assurda e crudele! VALUTAZIONE 4/5
H.E.
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