LONGLEGS (2024) di Oz Perkins

“Voglio solo fare … quello che mi dice di fare”

Anticipato da una riuscita e magistrale operazione di marketing, con il rischio di essere bruciato dalle enormi aspettative degli affamati di horror e opere estreme, LONGLEGS vede finalmente la luce, o meglio il buio, in quanto il regista Oz Perkins torna finalmente alle cupe e oscure atmosfere del suo film d’esordio alla regia, FEBRUARY del 2015.

Primi anni ’90, USA. L’FBI brancola nel buio nel corso della caccia ad un famigerato e misterioso serial killer soprannominato Longlegs e che opera indisturbato da ormai trent’anni, causando morti misteriose di intere famiglie per nulla collegate tra loro. In loro aiuto arriva una giovane recluta, Lee Harker, una detective introversa dotata di qualità investigative fuori dal comune. Non sarà il caso a legare la stessa caccia a Longlegs, soprattutto quando Lee troverà collegamenti macabri tra satanismo, religione cattolica e il suo passato fin troppo burrascoso, legato questo mani e piedi con la sua preda …

Forte di atmosfere che ricordano non poco quelle di ZODIAC, CURE e della prima stagione di TRUE DETECTIVE, questo crime psicologico, dalle fortissime venature horror, brucia lentamente ma senza scivolare mai completamente nel limbo della noia, almeno nella prima metà. Questa infatti appare fin troppo compassata, nebulosa e con poca presa sullo spettatore, anche quello più avvezzo e appassionato di thriller polizieschi alla MANHUNTER e THE SILENCE OF THE LAMBS. Senza scomodare grandi titoli del passato, LONGLEGS riesce per nostra fortuna a svoltare, nella trama e negli eventi, quando la storyline principale sembrava accartocciarsi su se stessa, esaltando una figura scomposta, delirante e pacchiana come quella del santone/serial killer, interpretato, in maniera piacevolmente grottesca, da un irriconoscibile Nicolas Cage in versione Charles Milles Manson imbottito di botulino. L’unione di puntini, codici, indizi e strani segnali disseminati nella prima ora del film, finirà per creare, nella corposa parte finale, un puzzle tragico e macabro, che implicherà sinistri legami famigliari, culti satanici e manipolazioni mentali che ben si legano alla cultura crime a stelle e strisce. I picchi estremi di violenza e autolesionismo mai banali, di sicuro impatto visivo, finiranno per alimentare tensione e ansia, le quali troveranno in sinistre ‘bambole’ in puro stile 70s (geniale il modo nascosto di emanare il ‘male’), un elemento destinato a enfatizzare la follia di frangenti criminali paradossali, che trovano riscontro in fatti di cronaca americana legati al culto di Satana fin dagli anni ’60.A rendere solido questo thriller, oltre alla e ruvide quanto mai congeniali musiche dei T.Rex, abbiamo ancora una volta la convincente prova di una Maika Monroe, nel ruolo della protagonista, sempre più a suo agio in pellicole estreme e avvolte in cornici tortuose, psicologiche e di sangue.

LONGLEGS, anche se non finirà per diventare il film estremo del 2024, in questo periodo storico di vacche magre per quanto concerne pellicole horror estreme di qualità, è puro oro, o meglio sangue … colato!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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