Tra i tanti ‘figli’ del seminale ROSEMARY’S BABY, LYLE di Stewart Thorndike è sicuramente tra quelli più riusciti e degni di nota. Pur avendo nelle fondamenta alcuni elementi del celebre film di Roman Polanski, questa pellicola, dalla breve durata (solo 65 minuti), affronta in maniera più terrena paranoia e ossessione, rimanendo confinata nel thriller psicologico fino alla fine.
Leah e Fata sono una coppia omosessuale, già con una figlia (Lyle) e con in arriva la seconda, nel grembo di Leah, alla ricerca di una casa a New York. Proprio nel loro nuovo appartamento accade l’irreparabile. Un incidente domestico priva entrambe della loro Lyle. Questo evento nefasto contribuirà non poco a far scivolare Leah, alle prese con una nuova gravidanza, in un vortice di paranoia, fobia e fissazioni, in particolare della loro vicina di appartamento. Una donna che, oltre ad aver fatto da tramite all’acquisto della casa, finge di essere incinta e dimostra una strana ossessione nei confronti di Leah. Qualcosa di più grande e pericoloso aleggia nell’aria, trascinando la povera Leah incinta e prossima la parto in una cornice di dolore, paura e incubi senza fine …
Cinema queer solo in apparenza, perché Leah è un film che ha nell’amore naturale e protettivo di una madre per il proprio figlio, messo a dura prova da eventi e contesti deliranti e visionari che abbracciano elementi non proprio benevoli. A rendere psicologicamente devastante la figura della protagonista, va evidenziata la pregevole prova, anche fisica, di Gaby Hoffmann nei panni di Leah, bravissima nel catalizzare su di sé paure primordiali di una madre quando viene messa alle corde. La crescita esponenziale della tensione, associata perennemente a paranoia e dramma personale, rende la pellicola una vera fucilata, per ritmo e impotenza, questa resa credibile da eventi fin troppo reali. Da segnalare anche l’ottima colonna sonora, semplice ma estremamente efficace nei momenti salienti. Un’unica pecca del film la durata, troppo breve, in quanto alcuni elementi (la vicina modella e la storia della partner di Leah) avrebbero meritato un respiro più ampio. In conclusione LYLE è l’esempio perfetto di thriller psicologico moderno, semplice, secco e feroce senza scivolare in eccessi appartenenti ad altri generi. Niente male davvero! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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