NOSFERATU (2024) di Robert Eggers

L’inevitabile remake dell’ultra centenario capolavoro NOSFERATU di F. W. Murnau, ancora oggi il miglior film realizzato sui vampiri (per motivi legati anche alle storie tormentate che avvolgono autori e protagonisti dopo la tormentata realizzazione), da parte del regista newyorkese è finalmente emerso dalla tenebre. Inevitabile perché NOSFERATU è parte integrante del regista Eggers più cinefilo e appassionato, ossessionato da tutto il cinema espressionista tedesco e del filone gotico e folkloristico europeo, come ampiamente messo in luce, o meglio nell’ombra, sin dal suo esordio folgorante di dieci anni fa con THE VVITCH e successivamente con THE LIGHTHOUSE e parzialmente con THE NORTHMAN.
La storia principale oramai è nota quanto leggendaria. In Germania nel 1838 a Wisborg il giovane agente immobiliare Hutter viene spinto a partire per la Transilvania dal suo datore di lavoro. Questo ha ricevuto una richiesta dal Conte Orlok, che desidera trasferirsi proprio nella cittadina tedesca proprio nell’abitazione di fronte alla sua casa. Giunto in Transilvania Hutter scoprirà ben presto le sinistre leggende che ruotano attorno alla figura del misterioso Conte . Queste leggende, legate al vampirismo ed alla stregoneria, finiranno, una volta conosciuto il Conte, per segnare per sempre il destino di Hutter e della sua amata moglie Ellen …..
Realizzare un’opera così horror e credibile oggi, in grado di mantenere fede al capolavoro muto sopra citato e anche al primo remake del 1979 del Werner Herzog, con il quale questo nuovo lavoro sembra essere più legato, rappresenta senza dubbio la vera sfida, vinta, da parte di Eggers. Da non sottovalutare la capacità da parte sua di impreziosire una storia seminale (ricordiamo basata e ispirata al romanzo DRACULA di Bram Stoker, con luoghi e nomi cambiati per mancanza dei diritti d’autore da parte di Murnau), con elementi più mostruosi, brutali e disumani rispetto a quanto, almeno per gli appassionati del genere, ampiamente noto nei lavori del passato sopra citati.
Saranno proprio due delle tre figure principali, Orlok/Nosferatu, interpretato da un irriconoscibile Bill Skarsgård, e Ellen Hutter, una convincente come non mai Lily-Rose Depp, a incarnare al meglio il romanticismo pulsionale, selvaggio e primordiale che arde potente nel mondo dei vampiri, dove il sangue deve scorrere senza sosta da un corpo ad un altro per non soccombere. Questo finirà per diventare prepotentemente il vero cuore pulsante e trascinante della pellicola, riuscendo a regalare un finale, questo sì, per nulla inferiore al lavoro originale.
Il male per essere combattuto deve essere accettato, e qui il mostro demoniaco incarna questo morbo angosciante attraverso l’ignoto della peste e dell’oblio umano quanto scende nell’oscurità buia dei suoi pensieri più estremi, violenti e anche viziosi. Un male fisico ma anche dell’anima, tentata dal dio denaro prima e dal desiderio passionale intrecciato a quello sacrificale e martire poi. Sulla fotografia surreale e dalle ambientazioni neo gotiche, in grado di evolvere quanto già visto in passato, è inutile soffermarsi, in quanto la qualità eccelsa e unica di Eggers ha raggiunto livelli impressionanti, Questo ormai è in grado di solcare binari narrativi ad ampio raggio visivo senza mai perdere la bussola del suo cinema, imperniato di citazioni di film più o meno noti (non sempre legati a questo genere, basti pensare, come avranno notato i più attenti nella nave che porta Nosferatu in Germania, ad ALIEN di Ridley Scott), filtrandoli e modificandoli attraverso la sua lente ed il suo stile cinematografico, sempre più unico e originale.

Se questo remake rappresentava un esame per il regista americano, per chi scrive è stato superato a pieni voti, forse non ora ma lo sarà sicuramente nel tempo, in quanto pur rimanendo ancorato saldamente al passato (per ovvi motivi), si pone per dinamica ed enfasi visiva proiettato al futuro, in quanto l’horror (estremo) è destinato, grazie anche ad altri autori e autrici contemporanei (Ari Aster, Julia Ducournau e Coralie Fargeat) ad evolvere e diventare (si spera) sempre più genere di riferimento per raccontare anche storie sociali, umane e non solo fantastiche. VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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