Dopo aver visionato i ”vomit movies’ di Lucifer Valentine, se vogliamo qualcosa di similare ma estremamente più corposo per quanto concerne qualità e sostanza, il cinema di Usama Alshaibi ci permette di saziare la nostra fame di estremo. L’autore americano, di origini irachene, è tra i pochi a coniugare estremo e sperimentale con qualità estetica, affrontando allo stesso tempo tematiche poco inclini al cinema destinato al grande pubblico e con stile surreale, come malattie sessualmente trasmissibili, scontri culturali, blasfemia e sadomaso. Sulla scia dei suoi lavori precedenti come SOAK e soprattutto la raccolta SOLAR ANUS CINEMA, con PROFANE Usama Alshaibi mette al centro il difficile, quanto ipocrita, conflitto tra la religione musulmana e la società americana, in particolare quella lontana dalla luce del sole, dove trasgressione, perversione e libertà sessuale trovano ampio sfogo. Quale miglior protagonista una ragazza musulmana, credente e praticante, che diventa una richiesta dominatrice ed esperta di bondage, pissing e anche droghe, alcool e rapporti sessuali al limite. La protagonista di questa storia convulsa è Muna, interpretata dalla marocchina americana Manal Kara (già presente in diversi cortometraggi del regista), un ex escort scappata dalla Giordania e divenuta ora una esperta del mondo BDSM nell’oscura città di Chicago. La sua vita, condivisa a pieno con l’amica performer Mary, una vulcanica Molly Plunk, finirà per incrociare quella di Alì, un tassista musulmano che mal si concilia però con il mondo estremo e trasgressivo di Muna. Il legame tra i due sarà solo la medesima religione, una fede incrollabile per lui e un legame con il passato per lei, legato a misteriosi voci nella sua mente e riconducibili allo spirito di uno Jinn. Riuscirà lui a riportare Muna sulla ‘retta via’ o accadrà il contrario? Tra flashback del passato di Muna poco edificanti, con esorcismi casarecci assai inquietanti, splendide scene BDSM e distorte visioni sperimentali, sempre affiancate da musiche elettroniche nervose e inquietanti, seguiamo in maniera sconnessa la quotidianità di Muna e Mary, tese a godersi senza sconti la loro vita di eccessi, libertà sessuali e giochi erotici. Una regia attenta e mai banale riempirà gli occhi agli amanti del bondage, mentre finirà non poco per stizzire i credenti musulmani, destinati nel finale ad un misero epilogo. Come era facile intuire per buona parte della pellicola, Muna fatica, per l’età e per le esperienze vissute, a prendere sul serio la sua fede, beffeggiata a più riprese dall’amica (i dialoghi tra le due, con argomenti che spaziano dal vomito, al pissing e persino lo scat meritano assai per la loro leggerezza nel descriverli). Questo però non eviterà a lei, e soprattutto a chi cerca di capirla, di analizzare quanto questa sia difficile da conciliare con una vita così estrema. Una visione originale e poco allineata con il cinema americano sul rapporto fede musulmana e libertà a 360° ai giorni nostri, ed in particolare nel paese a stelle a strisce. Da visione obbligatoria per chi ama il BDSM e vuole una visione di qualità estrema sul rapporto difficile tra questo e mondi poco concilianti ad esso come l’Islam! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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