Pochi eventi di cronaca nera hanno avuto un risalto mediatico e popolare come quello afferente l’omicidio della quindicenne Sarah Scazzi, avvenuto nel 2010 nel piccolo paese di Avetrana nelle provincia di Taranto. Più che risalto, il tutto è stato un enorme circo mediatico del dolore all’epoca, non solo per la ben nota sete, spudorata, dei giornalisti nel voler scavare nelle segrete stanze della famiglia Misseri, bensì è stata proprio la particolarità dei componenti della famiglia, visionati, sezionati e filtrati attraverso una lente d’ingrandimento ai limiti del grottesco, a rendere questo tragico evento senza precedenti.
Rendere credibile, una storia così incredibile, non è stato affatto semplice per gli autori di questa serie crime, intitolata QUI NON E’ HOLLYWOOD (Avetrana è stato tolta su richiesta del tribunale di Taranto … ), che richiama la celebre scritta fuori casa Misseri, dedicata all’evento nefasto sopra citato. Prodotta da Matteo Rovere (IL PRIMO RE), scritto a più mani (ben cinque persone dedicate alla sceneggiatura), tratto dal saggio ‘La ragazza di Avetrana’ di Carmine Gazzanni & Flavia Piccinni e distribuito da Disney Plus, questa serie segna nuovamente un passo in avanti della narrazione seriale italiana. Merito di una struttura brillante, accattivante e in grado di legare crime estremo e dramma popolare, con quattro episodi ben definiti che mettono in luce quattro protagonisti principali per ognuno di loro, evidenziati dal titolo: SARAH, SABRINA, MICHELE e COSIMA.
La visione offuscata, accaldata e assolata dei primi tre episodi, viene ampiamente stravolta dalla luce fredda e gelida dell’ultimo, un atto conclusivo che mina certezze e mette in risalto quanto sia difficile partorire al verità assoluta quando questa affonda le proprie radici lungo segreti, invidie, gelosie e omertà che intrecciano le vite, apparentemente banali, delle anime di un piccolo paese come Avetrana. Grazie alla scelta azzeccata per quasi tutti i personaggi (con recitazioni ottime e mai banali), primari e secondari coinvolti (la somiglianza di alcuni con quelli reali è spesso destabilizzante), ad un ritmo che gioca abilmente con freno e acceleratore, la ricostruzione di interviste e situazioni che sono tristemente entrate di prepotenza nell’immaginario italiano, lo spettatore viene immerso completamente nel contesto di Avetrana e nelle profondità degli eventi narrati, in particolare di quelli più tragici, relativi proprio all’omicidio di Sarah. L’uso mai eccessivo di visioni surreali, permette alla stessa di interagire nei momenti più cruciali della serie (finale compreso), mettendone sempre in luce e mai in ombra la sua piccola figura di vittima. Senza scivolare in giudizi da bar e di tuttologi criminali, questa serie, scritta veramente bene e diretta dall’inizio alla fine mantenendo costante lo stesso stile, in bilico tra pop e docu-crime, potrebbe rappresentare un nuovo inizio delle serie crime italiane (le storie di cronaca nera del passato purtroppo non mancano).
Questa volta abbiamo una gradita novità sotto il sole italiano, vedere … per ‘credere’!! VALUTAZIONE 4/5
H.E.
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