Secondo capitolo della tanto ‘acclamata’ VOMIT GORE (quattro i capitoli in totale) diretta dal misterioso Lucifer Valentine, con protagonista la sua musa ispirata ed ispiratrice Ameara Lavey (nipote presunta del famoso satanista Anton LaVey e venuta a mancare nel 2017 a soli 34 anni) nei panni di Angela Aberdeen, personaggio femminile perverso, malato, vittima di abusi sin dall’infanzia e tendente al suicidio, secondo un filo illogico, nonostante sia riportato a più riprese dallo stesso regista, con il suicidio di Kurt Cobain avvenuto il 5 aprile del 1994 a Seattle.
‘Angela è una ragazza con allucinazioni inquietanti che continua la sua spirale discendente verso l’inferno’. Queste le righe introduttive per capire e carpire uno straccio di trama e storia dietro a questa delirante visione estrema, dove gore e vomito, come indicato dal titolo della quadrilogia succitata, abbondano e imperversano senza sosta. Se la corposa parte afferente gli extra presente nel dvd della Blacklava illude di dare un senso a tutto ciò, la speranza è destinata a frantumarsi in un abisso di confusione ancora più delirante. Possiamo dedurre che, dopo la visione dei diari e l’ascolto delle confessioni Angela, che la stessa sia passata a Satana lo stesso giorno del suicidio di Kurt, finendo per entrare nel corpo di altre ragazza, destinate a subire e patire le pene dell’inferno in cambio del suo abbraccio a Satana. Questa rimane l’unica spiegazione accettabile e forse passabile per giustificare il caos creato in primis dallo stesso Lucifer Valentine. Per quanto concerne questo film, i pezzi forti, oltre a gore e vomito più volte citati, sono rappresentati dalla satanica apparizione delle ‘The black angels of hell’, note ai più come le Soska Sisters, gemelle registe con alterne fortune (il più valido dei loro lavori rimane ‘American Mary’ mentre il peggiore è probabilmente il recentissimo remake di RABID). Divise con la forza in questo film, in quanto siamesi, attraverso un tripudio di sangue e carne fresca, le stesse diventeranno braccio destro e sinistro di Satana, interpretato da un attore barbuto avvezzo al vomito ed ai polipi, che seguirà una delle operazioni feticiste più deliziose del cinema indipendente: una tarantola viva cucita nella vagina. Un piccolo omaggio, speriamo, alla celebre scena mai visionata in Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, con un topo protagonista al posto della tarantola (scena tra l’altro citata nuovamente nel nostrano MORITURIS di Raffaele Picchio). Squirtate come se non ci fosse un domani, budella e testa mozzate usate come calici, sesso lesbo e non, polipi e botte da orbi, saranno il contorno perenne di questo secondo capitolo che precede il successivo ‘Slow Torture Puke Chamber’, il quale vedrà ‘finalmente’ Angela partorire il figlioccio avuto con Satana. Se la regia ed il montaggio non sono destinati a rimanere negli annali del genere estremo, gli effetti speciali meritano senza dubbio, ancora di più se visionati nel MAKING OF, attraverso i quali assisteremo alla festaiola atmosfera del dietro del quinte (similare a quella di un porno di provincia 😀 ).
Quest’opera, come la restante VOMIT GORE, è da visionare con la dovuta leggerezza, rimanendo consapevoli che l’unica cosa vera sono le vomitate eccessive, mentre il satanismo, tanto esaltato, diventa un pretesto burlesco per scioccare lo spettatore meno avvezzo all’estremo e più facilmente impressionabile. VALUTAZIONE 2,5/10
H.E.