SKUNK (2024) di Koen Mortier 

L’ultima fatica di Koen Mortier, autore dell’indimenticabile EX DRUMMER, è una fucilata estrema priva di speranza, ambientata nelle fiandre fiamminghe, terra che nasconde e alimenta disumanità, violenza, rabbia e malessere come quelle vissute amaramente dal protagonista di questo disturbing drama oscuro e feroce.
Liam è un giovane adolescente in balia degli eventi nefasti, causati dalla sua disagiata famiglia. Quest’ultima sopravvive tra violenza, alcool e stupefacenti, finendo per abusare psicologicamente e fisicamente di Liam sin dall’infanzia. All’ennesima violenza subita, Liam finisce in un istituto educativo per minori problematici e con estreme difficoltà famigliari. Liam, senza alcun faro nella vita, sarà costretto a combattere quotidianamente per non soccombere al nuovo inferno, destinandolo in un limbo senza uscita e speranza alcuna per il presente e soprattutto per l’imminente futuro …
Caratterizzato da atmosfere inquietanti e claustrofobiche, il film risulta essere sin da subito un incrocio malsano tra SCUM e NOTHING BAD CAN HAPPEN, dove il martirio, questa volta non religioso, e le sofferenze da prigione minorile, finiranno per stringere attorno al collo del giovane protagonista, uno sconosciuto ma bravissimo nel ruolo Thibaud Dooms, una morsa senza freni, trascinandolo di conseguenza verso una discesa infinita di violenza becera, offuscamento sessuale e sadismo gratuito. Un mix reale di pericolosa disumanità figlia di un passato disastroso, costruito, lo scopriremo strada facendo, di un nucleo familiare disfunzionale ai massimi livelli. A rendere piacevole il suo passato un solo barlume di luce, un vecchio horror western anni ’80 di serie B, SCALPS, che finirà per diventare, improvvisamente e casualmente, nel presente, una feroce nuvola nera sparata senza sicura verso l’inferno in terra.
Sullo sfondo la faticosa vita di educatori di istituti per minori come quello nel quale Liam fatica ad integrarsi, costretti a lottare senza armi conto dei mulini a vento pronti a scatenare improvvisamente cariche estreme di violenza e malvagità.
Koen Mortier, che prende ispirazione da un romanzo basato su una storia vera, non fa sconti, privando la pellicola di qualsiasi ironia e schiacciando senza sosta il freno dell’estremo dal primo all’ultimo minuto. Tra abusi sessuali, pestaggi, prostituzione, sopraffazioni domestiche aberranti, gore, torture e violenze psicologiche distruttive, siamo catapultati in un micro mondo di oppressioni nel cuore dell’Europa. Ottima la chiusura del cerchio nel finale, senza la quale i primi confusi minuti del film, non avrebbero trovato alcun senso logico.
SKUNK, titolo emblematico, in conclusione, è un’opera durissima, sofferente e faticosa anche per i palati più scafati di film drammatici più estremi. Vedere per credere! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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