
Spesso demolito dal confronto con capolavoro (inarrivabile) del 1982 di John Carpenter, questo prequel dello sconosciuto Matthijs van Heijningen Jr. permette almeno di chiarire diversi aspetti di contorno, presentati solo di sfuggita nel capolavoro sopracitato.
Antartide, 1982. Un team di ricerca norvegese, trova, casualmente, nei ghiacci un’astronave extraterrestre. La scoperta sensazionale sorprende ancora di più quando viene ulteriormente scoperto il corpo imbalsamato di un presunto alieno sepolto nei ghiacci a poche centinaia di metri dall’astronave. Il tema norvegese, dopo aver chiamato anche una paleontologa, l’americana Kate Lloyd, decide di portare nella propria base i resti della misteriosa creatura per analizzarla. Sicuro di un’imminente gloria per la sensazionale scoperta, il team è purtroppo inconsapevole di aver portato alla base ‘una cosa dell’altro mondo’ decisamente estrema e incontrollabile …
Ambientato solo pochi giorni degli eventi narrati nell’omonimo (questa volta potevano e dovevano cambiare il titolo) film di Carpenter (tratto a sua volta da un racconto del leggendario John W. Campbell e già portato al cinema nel 1959 da Christian Nyby), il film completa intelligentemente il puzzle che porterà successivamente a resti umani disumanizzati ed elementi di varia natura che troveranno i protagonisti giorni dopo nella base antartica americana. Per quanto concerne suspense, dialoghi, tensione ed effetti speciali, questo fatica a reggere il confronto con il suo sequel cronologico. La causa principale va addebitata ad un uso esagerato di effetti CGI (molto in voga nel cinema horror mainstream di quel periodo), che finiranno addirittura per banalizzare frangenti decisamente scioccanti e sorprendenti.
Nonostante i limiti, il film scorre abbastanza bene, forte di una convincente interpretazione di una Mary Elizabeth Winstead in versione tenente Ellen Ripley e di una mattanza crescente di uomini e donne presenti nella base norvegese, riuscendo, come nell’originale, ad amalgamare al meglio elementi naturali contrapposti ed estremi con ghiaccio e fuoco. Il meglio però rimane proprio quanto visiteremo nei titoli di coda, con quella musica targata Ennio Morricone che echeggia prepotente nella nostra testa e destinata all’immortalità.
In conclusione THE THING prequel è un discreto body horror e passatempo estremo da una parte, ma un’occasione clamorosa sprecata che, qualora fosse finita in mani più gloriose e di qualità, avrebbe regalato emozioni sicuramente più incisive e soprattutto … estreme! VALUTAZIONE 3/5
H.E.
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