THE WICKER MAN (1973) di Robin Hardy

“Il tuo Dio è morto … ha avuto la sua opportunità e, francamente, l’ha sprecata”

Se cerchiamo le radici del folk horror, è impossibile non riconoscere l’importanza di un film leggendario e unico per la sua epoca: THE WICKER MAN.
Partorito a fatica dopo una travagliata produzione e tagli sofferenti, che scopriremo solo negli anni a venire (come una corposa parte iniziale ambienta lontano dall’isola e presente solo nella versione estesa), l’opera del britannico Robin Hardy, ispirato al romanzo horror THE RITUAL di David Pinner, è un vero e proprio pilastro senza tempo del cinema horror, forte anche di venature bizzarre (musiche e canzoni spesso in contrasto con quanto visionato) e fiabesche, permettendo al cinema degli anni a venire una naturale evoluzione dal filone perlopiù gotico e satanico di allora, dove il ‘male’ viene mostrato in bella mostra, alla luce del sole e non nelle cavità oscure di castelli, grotte e sotterranei. Le citazioni e richiami all’opera negli anni a venire, soprattutto dal 2000 in poi, si sprecano. CALVAIRE, KILL LIST, NOVEMBER e MIDSOMMAR sono solo alcuni, tra i più celebri, che citano apertamente l’opera di Robin Hardy (sorvoliamo sul remake ignobile di Neil LaBute).
Il film segue l’indagine di Neil Howie, un sergente di polizia che si reca sull’isola di Summerisle, appartenente al gruppo delle isole scozzesi Ebridi, alla ricerca di una bambina di nome Rowan Morrison. Giunto nell’isola, Oltre a constatare che gli abitanti, spesso assurdi e bislacchi, negano l’esistenza della bambina scomparsa, il devoto cristiano Howie, scopre che gli isolani adorano bizzarre divinità pagane, finendo così per restare disgustato quando scopre che gli abitanti dell’isola, oltre a rinnegare il cristianesimo, praticano una forma di paganesimo celtico, che adora simboli fallici e si alimenta con rapporti sessuali multipli alla luce del sole. Scavando a fondo nell’isola e nella sua storia, Howie sembra avvicinarsi più volte alla verità, fino a quando questa finirà per coincidere con la festa del primo maggio, una data che segnerà inevitabilmente il suo destino …
Giulio Cesare riferì che i Galli costruirono un gigante di vimini per bruciare persone vive durante un sacrificio religioso particolarmente orribile. Questo aneddoto e non solo, rappresentano le basi storiche e mistiche di una pellicola che ha nella figura del Lord Summerisle, un gigantesco Christopher Lee, il suo vertice assoluto, in grado di incarnare al meglio un microcosmo alla base di qualsiasi culto religioso in fase primordiale, basato su credenze e visioni fortificate da martirio, sacrifici e rituali basati sulla paura, come quella degli isolani che affrontano la paura attraverso la violenza verso l’estraneo di turno. Una visione estrema di culto che viene abilmente utilizzata da Robin Hardy per criticare aspramente il cristianesimo puritano, ipocrita e corrotto del XX secolo. Il tutto avviene attraverso un percorso ai limiti del weird, con personaggi, maschere e situazioni grottesche, prendendo così le distanze dalle visioni blasfeme caratterizzate da un alto impatto estremo e violento del capolavoro THE DEVILS targato Ken Russell. Pur avendo dei punti in comune con il film succitato (la tentazione della carne è pressante e senza tregua per il povero Howie). Un cambio di passo che viene esaltato, come scritto sopra, dalla visione diurna e iper colorata, una capacità di mostrare il male senza per forza demonizzarlo e imbruttire a tutti i costi. L’ingenuità cristiana del sergente contrapposta all’astuzia pagana del Lord dell’isola, finirà per esaltare quest’ultima e banalizzare la prima, destinata a soccombere quando le sue fondamenta sono messe realmente in discussione, sacrificio e martirio compresi.
THE WICKER MAN ha nella sua conclusione il suo pezzo forte e senza dubbio indimenticabile, preceduto da un disperato confronto teologico e culturale da parte dei due protagonisti principali. Una chiusura unica e ancora oggi difficilmente superabile, in grado di trasformare improvvisamente un film assurdo, weird e bislacco in un thriller estremo di rara efficacia, impreziosito da sadismo e becera violenza (dis)umana. Cult!!
VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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