
Pochi film e mai banali. Con solo quattro lungometraggi (nel corso di un quarto di secolo) il londinese Jonathan Glazer è riuscito a ritagliarsi uno spazio tutto suo nel cinema contemporaneo. Dal travolgente esordio crime e bizzarro di SEXY BEAST, al successivo, sottovalutato e provocatorio BIRTH, fino al più recente pluripremiato THE ZONE OF INTEREST, Glazer, autore anche di cortometraggi allucinanti (THE FALL) e videoclip leggendari (KARMA POLICE dei Radiohead), ha sicuramente nell’horror fantascientifico UNDER THE SKIN del 2013 (ispirato al romanzo omonimo di Michel Faber) raggiunto il suo apice artistico e visionario. Un’opera immersiva e ipnotica che attinge a piene mani dal cinema di mostri sacri come Stanley Kubrick, David Cronenberg e David Lynch, senza rinunciare a imprimere un taglio estetico personale e innovativo, proiettato al futuro ma ben saldo alle paure e insicurezze dell’uomo moderno.
Glasgow. Una donna, arrivata da un altro mondo, favorita dal suo accattivante e sensuale aspetto estetico, è una predatrice mortale di uomini, ingannati prima e utilizzati poi per saziare un bisogno extraterrestre, necessario probabilmente alla sopravvivenza sua e dei suoi simili. Qualcosa però, figlia delle nuove conoscenze acquisite e scaturita dopo aver incontrato un uomo con una pronunciata deformità facciale, finirà per scatenare in lei qualcosa simile all’empatia e ai sentimenti umani, causandole non pochi problemi …
Nonostante le apparenze metafisiche, surreali e ultraterrene, UNDER THE SKIN è un’opera incredibilmente solida, in grado di scavare pesantemente nelle incertezze e inquietudini umane, dividendole senza mezzi termini tra quelle maschili e femminili. I primi mostrati crudi e scarnificati delle proprie certezze al cospetto di un essere dall’aspetto femminile spietato, privo di coscienza, pietà e rimorsi, armato di un’estetica abbagliante destinata ad accecare e intorbidire uomini deboli. Uomini che da cacciatori diventano prede fin troppo facili. Se quest’opera fosse uscita trent’anni prima, probabilmente il parallelismo con l’HIV sarebbe stato fin troppo palese ed evidente. In questo caso potrebbe essere evidenziata la difficoltà di integrazione sociale. Non è un caso che diverse riprese siano state fatte in puro stile documentaristico, come potrebbe essere visto il mondo da parte di uno straniero nella propria terra, dove solitudine e asocialità imperante galoppano impietose. Incredibilmente calzante l’attrice protagonista nei panni dell’essere predatore, una Scarlett Johansson bravissima ad trasmettere sensualità senza essere mai volgare, divenendo aliena scrutatrice di un mondo apparentemente lontano anche da quello a lei più abituale.
L’utilizzo di una colonna sonora disarmante quanto inquietante, abbinata a stranianti e perversi giochi estetici che sollecitano e mettono a dura prova le cognizioni uditive, visive e sensoriali delle spettatore, finirà per causare piacevoli distrazioni di pensiero nel corso della visione, ampliando gli orizzonti psicologici e narrativi della storia. Un distacco costante dalla realtà, che favorisce, grazie ad una visione onirica che mescola assieme solido e liquido, reale e fantastico, visioni distorte e concreti sacrifici umani, trascinando anche lo spettatore in questo in un luogo ultraterreno che unisce istinti sessuali primordiali a ingenuità maschili, fatali e persino grottesche.
UNDER THE SKIN è un’opera destinata a lasciare un segno indelebile, varcando l’ennesimo confine nel cinema sci-fi, grazie alla creazione di atmosfere che abbracciano pesantemente alienazione e solitudine. Una sensazione accentuata da un finale spettacolare e inquietante (con una delle sequenze body horror più affascinanti, misteriose ed estreme di sempre), che, come nella vita, non regala risposte o certezze. Opera fenomenale!! VALUTAZIONE 4,5/5
H.E.
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