Dopo il declino dei polizieschi e crime italiani negli anni ’80, ci sono voluti quasi tre decenni prima di di risollevare il genere, grazie ad alcune pellicole nuovamente ammirate e glorificate anche all’estero, come GOMORRA di Matteo Garrone e soprattutto SUBURRA di Stefano Sollima. A dare inizio a questa ‘nuova era estrema’ del cinema tricolore, abbiamo la prima versione di ROMANZO CRIMINALE ad opera di Michele Placido, che aprì la strada alle serie di GOMORRA, SUBURRA, FACCIA D’ANGELO e al secondo progetto di ROMANZO CRIMINALE, senza dubbio più riuscito del primo.
Sarà proprio Michele Placido a prendere in mano il progetto di un film su Renato Vallanzasca. La gestazione, difficile, ha radici lontane (dagli anni ’70), ovvero dai primi anni che videro le gesta criminali del ‘bel René’ (Indimenticabile un film non dichiarato ma che prende spunto a piene mani dal criminale milanese, LA BELVA COL MITRA, mentre è dimenticabile il B-movie LA BANDA VALLANZASCA di Mario Bianchi).
Il film inizia nel 1981, nel carcere di massima sicurezza di Ariano Irpino nella provincia di Avellino. Qui è detenuto Renato Vallanzasca, uno dei criminali e rapinatori italiani più tristemente noti , accusato di diversi omicidi, rapine e sequestri, assieme quasi sempre alla famigerata ‘Banda della Comasina’. Una rissa con i poliziotti del carcere dà inizio ad una serie di ricordi del suo passato recente e lontano, destinato poi a congiungersi nuovamente con il presente e il suo futuro, legato sempre a crimini e soprattutto celebri fughe …
Nonostante le polemiche prima, durante e dopo la sua realizzazione, questo film rimane uno dei più riusciti di Michele Placido in veste di regista, il quale, considerata l’ispirazione (una autobiografia ad opera di Carlo Bonini e dello stesso Vallanzasca), sembra non essere riuscito a resistere al fascino del male, qui mitizzato e glorificato attraverso una sinistra empatia, forse inevitabile, nei confronti di Vallanzasca. Questo fascino cinematografico è destinata ad alimentare le succitate critiche, da parte delle forze dell’ordine, dei familiari delle vittime e di un parte di critica che soffre di mal di pancia quando il cinema italiano affronta eventi, fatti e personaggi della cronaca nera ed estrema del nostra ‘bel paese’.
Nonostante quanto sopra, il film, merito soprattutto di un prova più che convincente di un ispirato Kim Rossi Stuart nei panni di Vallanzasca, scorre a meraviglia, alternando, attraverso un percorso biografico ben definito, azione estrema e criminale con frangenti drammatici. La scelta di Placido di puntare i riflettori sempre e solo sulla figura più romantica e ammirata di Vallanzasca, tralasciando così diverse ombre della sua ‘carriera’ criminale, finirà tutto sommato per essere premiata. All’epoca infatti Il ‘Bel René’ finì per essere trattato dalla stampa e dai mass media quasi come una rock star e sex symbol. Questa visione della sua figura sarà proprio la base del protagonista, qui in versione romanzata e sicuramente accattivante. La pellicola però non è sempre morbida e bonaria, anzi, i momenti duri, con scontri sanguinosi e violenti (che ricalcano alcuni dei momenti più neri della cronaca italiana dell’epoca), non mancano. A rendere il tutto solido e credibile, abbiamo anche un cast di tutto rispetto, di respiro internazionale (Paz Vega e Moritz Bleibtreu) e con prove singole, come quella di Filippo Timi nei panni dell’amico d’infanzia prima e delle scorribande criminali poi Enzo. Pur non raggiungendo i fasti delle pellicole italiane crime, noir e polizieschi degli anni ’70 e dei titoli italiani recenti sopra citati, GLI ANGELI DEL MALE è un film fondamentale per il cinema italiano, crime e poliziesco, degli ultimi 15 anni. Imperdibile!! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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