VIVARIUM (2020) di Lorcan Finnegan

Lorcan Finnegan, dopo il fenomenale cortometraggio FOXES e il non troppo convincente primo lungometraggio WITHOUT NAME, riesce a fare quasi centro con un storia inquietante che sfiora a tratti la noia ma che permette di scatenare vibranti riflessioni sulla nostra società attuale, o peggio ancora sulla sua fragilità, in quanto troppo spesso basata sull’omologazione forzata.
I due fidanzati Tom e Gemma, maestra lei e giardiniere lui, sono alla ricerca di una nuova casa. Dopo aver seguito un misterioso agente immobiliare in un nuovo complesso residenziale, la coppia si ritrova intrappolata in un labirinto asettico di case identiche e costretta a crescere un bambino ultraterreno …..
Dopo un mix iniziale a cavallo tra la serie ‘The Twilight Zone’ d’annate e la più recente ‘Black Mirror’, siamo catapultati in un ‘non sense’ illogico e surreale che scivola lentamente ma costantemente in un vortice di follia, paranoia, orrore e impotenza, che sinistramente strizza l’occhio ai giorni che stanno vivendo milioni di persone in questo marzo terrificante. Le sotto trame inoltre sono molteplici: la vita di coppia costretta ad affrontare inside inizialmente inaspettate, l’inutilità delle cose materiali, la convivenza forzata, l’essere genitori a tutti i costi e l’adozione forzata che non porterà, come in questo caso, a nulla di buono.
Come nella scala di Penrose l’inizio e la fine appariranno piano piano sempre più nebulose, mentre il viaggio centrale finirà per subire le scelte sbagliate, anche se agghiaccianti e disumane, non compiute in un primo momento per preservare il proprio nucleo familiare iniziale.
Per una buona ora, siamo ammaliati e rapiti dalla perfezione estetica da cartone animato della scenografia da studio perfettamente rappresentata nell’infinito quartiere senza inizio e ne fine. Un mistery movie grottesco che cambia pelle per fortuna nella parte finale, grazie ad un trip allucinante di scatole cinesi, viaggi fisici e mentali poco edificanti per i nostri sfortunati protagonisti (ben interpretati Imogen Poots e Jesse Eisenberg, quest’ultimo sempre più congeniale in questi ruoli bizzarri) da ma non per lo spettatore, senza dubbio ricompensato di troppi minuti ripetitivi, anche spesso intriganti, visionati in precedenza. Visivamente spettacolare e ricco di idee brillanti, VIVARIUM, forte di una metafora micidiale sui limiti (in)consapevoli dell’uomo, è destinato a raccogliere consensi presso gli amanti delle serie sopracitate e per chi adora storie circolari dagli esiti estremi. (p.s. forse abbiamo trovato un bambino più odioso di quello di BABADOOK 😀 !!) VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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