BEATEN TO DEATH (2023) di Sam Curtain

Duro e crudo come una grezza canzone punk d’annata, questo low budget australiano rispecchia tutto quello che ci si aspetta dal cinema estremo oceanico più profondo e indipendente. Violenza, barbarie, redneck, ambienti polverosi, sangue, torture e visioni prive di speranza, saranno la cornice (poco) ideale di questa storia estrema.
Jack e sua moglie si ritrovano, mentre sono alla ricerca di ‘sale’ per sollevare la loro noiosa vita, vittime di un tremendo malinteso, finendo in un vortice di dolore e sofferenza inaudite …..
Il titolo spiega già tantissimo di cosa ci aspetta, anche se fatichiamo non poco per capire cosa stiamo guardando e soprattutto perché il povero Jack sarà letteralmente e continuamente massacrato e scarnificato. Grazie ad una linea temporale sconnessa e continui flashback, con l’avanzare della storia finiremo per vedere la luce, al contrario dello sfortunato protagonista, sulle vicende nefaste che lo travolgono.
Una discesa agli inferi lenta, inesorabile e devastante, tra combattimenti, torture, abusi e violenze senza fine, dove la morte rischierà di diventare l’unica ancora di salvezza.
Pur non brillando per dialoghi e recitazioni secondarie, questo piccolo film non annoia mai, reggendo alla grande fino alla fine, grazie ad ambiente desolato, sempre favorevole all’estremo, ed alla rocciosa quanto sofferente interpretazione di Thomas Roach nei panni del protagonista Jack. In conclusione BEATEN TO DEATH è un torture-survival iper violento che, pur non brillando per originalità, merita decisamente una visione! Niente male!! VALUTAZIONE 3/5  

H.E.

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