Angosciante, agghiacciante e spaventosa storia tratta da un romanzo ispirato a sua volta da fatti realmente accaduti. Nella Tunisia post El-Abi dei nostri giorni, la parvenza di democrazia e nuovo inizio, secondo la regista Kaouther Ben Hania, appare fragile come un velo, lo stesso indossato da moltissime donne nord-africane e destinato a fare inevitabilmente capolino anche in questa triste e tragica storia.
Mariam è una giovane studentessa universitaria tunisina, vogliosa di divertirsi e fare festa con i suoi coetanei. Durante un party organizzato da lei incontra Youssef, con il quale va a fare una passeggiata sul lungomare. Mentre si trova in riva al mare, viene trascinata in una macchina da tre poliziotti e violentata. Mariam, fuggita assieme a Youssef, cercherà in tutti i modi di far valere i propri diritti, ma in Tunisia denunciare uno stupro ad opera di tre poliziotti, appare alquanto complicato …..
Non assisteremo allo stupro, in quanto la regista passa direttamente dalla festa alla fuga di Mariam e Youssef, con prima tappa, di una lunga e tormentata notte, un ospedale civile dove consoceremo sentendo le testimonianze di Mariam e Youssef gli eventi tragici che li hanno coinvolti.
Kaouther Ben Hania probabilmente calca la mano per quanto concerne il trattamento, le umiliazioni e le prese in giro da parte dei poliziotti ai danni di Mariam, risultando però sempre verosimile ed in linea con quanto mostrato e raffigurato da parte del paese tunisino attraverso i mass media negli ultimi anni.
La pellicola, pur non essendo realizzata in un unico piano sequenza, ricorda nella sua presentazione estetica l’esaltante VICTORIA di Sebastian Schipper, con un’evoluzione continua dei personaggi coinvolti, nel corso della nottata incriminata e che circondano Mariam, dpve gli stessi cambiano più volte pelle ed atteggiamento nei confronti della vittima, passando da provare empatia per lei prima per poi umiliarla ferocemente, o viceversa. Un film di denuncia molteplice a più strati, dove si mette in luce un mondo nord africano lontano anni luce da quello europeo (in parte, in quanto gli abusi sessuali sono all’ordine del giorno anche da noi) per quanto concerne la parità dei diritti. Non meno feroce la critica alla politica ed alla società tunisina, incapace di cambiare dopo la caduta del dittatore El-Abi, in quanto l’apparato socio-statale, dalla polizia alla sanità, dai giornalisti alle opposizioni, appare corrotto, medesimo ed uguale a quello pre 2011.
Faro del film l’attrice che interpreta Mariam (anche lei come il suo personaggio si chiama Miriam), eccezionale dal primo all’ultimo minuto in una prova viscerale e sentimentale che va oltre la semplice parte.
Una pellicola drammatica di estrema qualità, potente e dolorosa dall’anima nera, anzi nerissima e sporca, come la società che circonda Mariam nel film. Opera imperdibile! VALUTAZIONE 9/10
H.E.