Un dramma filippino intenso e di denuncia, che intreccia storie semplici e tristi, come quella di Maya, una ragazzina senza madre (morta subito dopo averla data alla luce) con un fatto misterioso quanto inquietante, la scomparsa di un autobus con a bordo dei contadini locali. Filo conduttore Domingo, un poliziotto determinato a scoprire la verità sul gruppo di persone svanite nel nulla. Quando quest’ultimo si avvicinerà alla verità, un altro evento tragico ma non catastrofico (Maya ucciderà un raro esemplare di aquila locale in via d’estinzione), scatenerà una serie di eventi che trascinerà in un vortice di violenza il padre di Maya e Domingo, fino a giungere ad una sconvolgente e amara verità ……
Un cinema che ti avvolge con i colori potenti della natura filippina (la fotografia del film lascia più volte senza fiato) e con dei lunghi silenzi necessari per cogliere al meglio sottigliezze e debolezze dei suoi protagonisti. Le svolte inquietanti, decise e feroci, arriveranno nella seconda parte, senza farsi scrupolo di mostrare la fine amara di alcuni dei personaggi coinvolti (e degli animali presenti) in questa tragica e straziante storia. Un film bello fuori ma dall’anima nera, sporca e corrotta, che ricorda non poco il cinema di Brillante Mendoza e di Amat Escalante, a dimostrazione di quanto il legame tra il cinema filippino e messicano sia similare quanto influenzato geograficamente e stilisticamente l’uno dall’altro. Se cercate azioni sfrenate e situazioni irreali lasciate stare ed evitatelo, ma se amate i film dei due registi sopra citati e thriller atipici che bruciano lentamente con al centro storie amare, crude e reali, lasciatevi trascinare in questa storia di confine, dove la somma dei sensi di colpa, della vergogna e del tradimento dei propri principi morali, non permetterà sconti di alcun tipo. Consigliato! VALUTAZIONE 8/10
H.E.