FATHERLAND (DELITTO DI STATO) del 1994 di Christopher Menaul

 L’ucronia è un sottogenere sci fi tra i più accattivanti e originali di sempre, nel quale trovano spazio alternative storie del nostro mondo rispetto a quello realmente successo. Dopo il grande successo de LA SVASTICA SUL SOLE di Philip K. Dick (dal quale è stata tratta la recente serie The Man in the High Castle) nel 1992 l’inglese Robert Dennis Harris sfornava una romanzo di egregia fattura, FATHERLAND, dal quale solo due anni vide la luce un omonimo lungometraggio, uscito in Italia con il titolo ‘Delitto di Stato’.
Siamo nel 1964 e sono passati quasi vent’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, conclusa in Europa con la vittoria della Germania nazista su Inghilterra, Francia e Unione Sovietica, mentre sull’oceano Pacifico gli Stati Uniti avevano la meglio sul Giappone. Finirono così dal 1945 in poi per delinearsi due sfere d’influenze politico-militari sul mondo, Germania da una parte e Stati Uniti dall’altra, uno stallo definito ben presto ‘guerra fredda’. La Germania, sempre con Adolf Hitler al comando, sta vivendo però grosse difficoltà nel fronte orientale, incapace di piegare le controffensive della nuova Russia.
Per trovare una stabilità politico economica della sua Germania Hitler, approfittando dei festeggiamenti per il suo 75° compleanno, invita il presidente americano Joseph P. Kennedy a Berlino, convinto di trovare una accordo permanente di pace e collaborazione con gli Stati Uniti e chiudere così la porta ai sovietici per sempre. Sullo sfondo di questo scenario politico e internazionale la misteriosa morte di un vecchio gerarca nazista porterà prima un ufficiale polizia criminale, Xavier March, e poi una giornalista americana in visita a Berlino per l’imminente incontro tra il suo presidente ed il fuhrer, ad indagare su un segreto di stato nascosto nell’immediato dopoguerra, abilmente insabbiato dalla Gestapo. Gli indizi e numerosi omicidi di vecchi gerarchi porteranno i due a scoprire i collegamenti tra i vecchi gerarchi uccisi con un misterioso incontro avvenuto durante la guerra, noto come Conferenza di Wannsee, e soprattutto con una strana relazione nota con il nome di ‘Soluzione Finale’ ….
Con ‘se’ e con ‘ma’ non si fa la storia. Non è il caso di questa dinamica e stimolante storia di spionaggio e passato alternativo che riesce a rendere credibile una nuova Europa egemonizzata dalla Germania nazista, anti comunista e che tende la mano alla super potenza d’oltre oceano, in nome di un nemico comune, appunto la Russia. Se la spina dorsale dell’ottimo romanzo di Harris viene mantenuta, il film presenta sostanziali differenze, mettendo sottotraccia le brutalità dei gulag sovietici venuti a galla nel dopo guerra ed il finale, meno catastrofico e crudele rispetto al romanzo. Duplice punto di forza le ottime performance dei protagonisti. Un Rutger Hauer in stato di grazia, che interpreta Xavier, un ex soldato della marina mai convinto del tutto della politica nazista, e Miranda Richardson, fenomenale giornalista alla caccia della verità sconvolgente, ad ogni costo. Spionaggio e tensione degna del migliore thriller si alterneranno continuamente, mettendo però in luce una sinistro e per nulla assurdo parallelismo tra il regime comunista che ha assillato mezza Europa fino alla caduta del muro di Berlino e questo fantasioso regime nazista del dopoguerra.
Un visione alternativa della storia che mette nuovamente in luce quanto sarebbe stata destinata al fallimento una Europa nel dopoguerra marchiata a ferro e fuoco dalla svastica nazista, oltre a confermare che la storia viene sempre scritta e indirizzata alla generazioni future da chi la vince. Un piccolo capolavoro ucronico assolutamente imperdibile! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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