Basato sul romanzo FIORI SENZA SOLE della scrittrice americana Virginia Andrews, FIORI NELL’ATTICO (titolo italiano) rimane uno dei film più controversi e inquietanti degli anni ’80. Non solo per le tematiche afferenti incesto e infanticidio, bensì per tutto quello che ha circondato la gestazione primordiale e realizzazione piena di conflitti che ha generato l’opera cinematografica. Quando l’amato marito di Corinne è morto improvvisamente, per lei e per i suoi quattro figli sono iniziati tempi duri. Corinne, rimasta senza un soldo e senza lavoro, non ha altra scelta che tornare a casa dei suoi genitori, gente ricca ma avara e crudele. Il padre era contrario al suo matrimonio e la privò della sua eredità. Corinne spera di addolcirlo e per questo decide, su consenso della sua acida e spietata madre, di nascondere in soffitta i suoi quattro figli, della cui esistenza il padre di lei ne è completamente all’oscuro ….. Dopo una possibile regia di Wes Craven, il quale realizzò una sceneggiatura originale che alla fine trovo anche spazio in quella definitiva, la scelta della regia finì per cadere su Jeffrey Bloom, autore fino ad all’ora di opere completamente diverse tra loro, come horror, comedy e dramma leggeri. Una scelta che inciderà parecchio sull’opera finale. Questa sarà inizialmente seguita e super visionata dalla scrittrice sopra citata, la quale abbandonerà le riprese in corso in quanto la sceneggiatura nella seconda parte si discosterà parecchio dal suo romanzo. Questo però non toglierà quell’atmosfera di mistero e sofferenza familiare che avvolgerà impietosamente i quattro figli di Corinne, due adolescenti e due bambini gemelli, i quali saranno costretti a subire le torture della tirannica nonna, una bravissima Louise Fletcher (costretta nuovamente nel ruolo di cattiva di turno come ne QUALCUNO VOLO’ SUL NIDO DEL CUCULO) e degli anomali e altalenanti umori della loro madre. Quest’ultima, interpretata da Victoria Tennant, finirà per cambiare notevolmente nel corso della storia, finendo per surclassare nel tempo il ruolo di cinica e cattiva della propria madre. Se sullo sfondo l’incesto è spesso sottinteso quanto evidente, la violenza psicologica la farà da padrona, trasformando un dramma psicologico man mano che si avanza nel corso della storia in un horror quasi gotico, non privo di frangenti scioccanti, brutali e destabilizzanti. Forse saranno stati il ritmo blando e alcuni frangenti familiari lasciati in sospeso ad incidere non poco sul giudizio finale della pellicola, la quale forse oggi risente troppo del passare del tempo. Nonostante alcuni difetti evidenti, il film rispecchia profondamente lo stile e le caratteristiche del cinema horror e drammatico degli anni ’80, dove le atmosfere mistery e fantasy cercano di mitigare orrori familiari estremi. FLOWERS IN THE ATTIC nella parte finale non fa sconti, tra infanticidio e morti cruenti, lasciando lo spettatore, anche più avvezzo agli horror estremi, incapace di accettare una simile crudeltà nata e cresciuta in un ambiente familiare che, per quanto disfunzionale, supera costantemente, a sorpresa, confini e limiti di crudeltà, cattiveria e violenza domestica. Non meno importante e rilevante, l’istinto di sopravvivenza dimostrato dai due figli maggiori di Corinne, destinati a conoscere velocemente, dopo aver visto crollare tutte le loro certezze in pochi istanti, tutti gli orrori della vita. Per quanto di fantasia, come abbiamo scoperto da numerosi fatti di cronaca nera emersi negli ultimi trent’anni (ved. il Mostro di Amstetten in Austria), questo film mette in luce quanto all’interno di ‘sicure’ mura domestiche l’orrore può manifestarsi e soprattutto nascondersi, abilmente, sotto la facciata di ‘famiglia perfetta e felice’. Un piccolo gioiello horror e drammatico anni ’80 da scoprire o rivedere. VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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