TETSUO: The Iron Man (鉄男) del 1989 di Shin’ya Tsukamoto

Quando, sul finire degli anni ’70, un giovane William Gibson vide dei ragazzi indossare i primi walkman mentre giocavano a dei videogames in una sala giochi, l’era della nuova evoluzione umana , quella della ‘fusione’ tra carne e metallo, allo scrittore americano divenne chiarissima. Una visione che, da lì a breve, prese il nome di Cyberpunk e che ben presto finì per avere nella cultura nipponica il vero e proprio epicentro artistico negli anni ’80 e ’90. Se Akira rimane un caposaldo cinematografico ineguagliabile del genere per chiunque, il primo lungometraggio, a bassissimo costo, targato Shin’ya Tsukamoto non ha rivali nel circuito più indipendente del genere. TETSUO: The Iron Man (o semplicemente TETSUO) è un’opera inclassificabile e impossibile da catalogare a prima vista, nonostante le componenti grottesche e soprattutto fantascientifiche ne rappresentino la spina dorsale …. rigorosamente metallica! Pazzo di dolore per la ferita in via di un innesto metallico nella sua coscia, un estremo sado-sessuale, ‘Metal Fetishist’, si precipita in strada e viene accidentalmente investito dall’auto di un impiegato e dalla sua ragazza. Stranamente, invece di morire ‘Metal Fetishist’ si trova davanti a una trasformazione misteriosa e angosciosamente maestosa, che torce e piega la flessibile carne umana, intrecciandola inestricabilmente con il forte e freddo ferro. Per chi l’ha investito inizia però un mutazione altrettanto dolorosa, caratterizzata dalla fusione di metallo vivente e olio idraulico …. Visivamente allucinante e nevrotico, TETSUO appare sin da subito come una inevitabile rivoluzione cinematografica che parte però dal basso, del low budget e non solo, e non dall’alto delle grosse produzione cinematografiche alla BLADE RUNNER o di nomi oramai affermati nel cinema horror sci fi e body horror estremo come David Cronenberg, quest’ultimo naturale e ovvia fonte d’ispirazione per Tsukamoto. Una storia contorta dal punto di vista temporale, in continua mutazione come i suoi protagonisti ma in perfetta sintonia artistica con suoni elettronici distorti e componenti metallici onnipresenti, resa frenetica da accelerazioni improvvise e un’esasperazione della tecnica stop motion, amplificata da un bianco e nero perennemente carico di pessimismo e angoscia primordiale, spesso smorzate da una strana ironia bizzarra di fondo. Se l’intreccio carne metallo rappresenta una metafora dell’uomo contemporaneo, dove l’uomo non può fare a meno della tecnologia, e quindi delle macchine, per sopravvivere, provare piacere (il fallo a trivella è destinato a rimanere negli annali del cinema più estremo) e soprattutto relazionarsi con gli altri, la visione di Tsukamoto (che interpreta il feticista metallico nel film) mette in luce un possibile futuro prossimo, alla base proprio del concetto di Cvyberpunk, dove la prossima evoluzione umana appare proprio quella dell’amalgama estremo tra la l’umanità e la tecnologia, l’una sempre più schiava dell’altra. Un’evoluzione umana inevitabile ma anche concettuale del rapporto uomo-macchina di James Graham Ballard, qui resa più sporca, cattiva e feroce, dove il dolore vince sul piacere e ne trasforma l’anima umana in qualcosa di indefinibile, mostruoso, privo di pietà e pronto a fagocitare tutto e tutti. Primo film di una particolare trilogia dedicata al ‘Metal Fetishist’, TETSUO è un’opera seminale per tutto il cinema sci fi estremo degli ultimi 3 decenni, oltre ad essere, assieme a SNAKE OF JUNE, il vertice del cinema spesso inclassificabile quanto affascinate del regista Shin’ya Tsukamoto. Cult estremo!! VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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