Tra i tanti film passati in sordina negli ultimi anni, ma meritevoli di attenzione, abbiamo il thriller psicologico FREDDY EDDY, opera di una caparbia regista tedesca, la quale ha lottato duramente per realizzarlo, produrlo e trovare una distribuzione in patria.
Dopo essere stato accusato di aver picchiato la moglie, il noto artista Freddy è nel bel mezzo della più grande crisi della sua vita. Da solo e allontanato anche dal suo unico figlio, a incasinare il suo presente dal passato riaffiora Eddy, il suo amico immaginario dell’infanzia. Quello che sembra essere in un primo momento un grande supporto si rivela ben presto un incubo. Eddy prende il controllo su Freddy, la famiglia continua a nascondergli dei segreti, nessuno crede che non sia lui a commettere tutte quelle atrocità. Quando arriva anche una nuova vicina, con una giovane figlia, queste scateneranno una reazione a catena nella mente di Freddy decretandone la discesa nella follia in maniera irreversibile ….
Grazie anche ad una prova attoriale di livello, e duplice, da parte di Felix Schäfer, attore sconosciuto al grande pubblico, il film naviga deciso sui dubbi e tensioni legati alla teoria del doppio, tanto cara a cinema e letteratura, a partire dal celebre ‘Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde’, ampiamente citato anche in questo film attraverso sinonimi e anagrammi.
Se sin dall’inizio appare palese l’amico immaginario Eddy, stranamente uguale a Freddy, ben presto, attraverso la presentazione di altri personaggi di contorno, come la madre. in fin di vita, e il fratellastro David, alcuni elementi finiranno per demolire le nostre certezze sull’illusione del fratello immaginario Eddy e la follia di Freddy, scivolando lentamente in una spirale estrema di violenza psicologica destinata a sfociare in sinistri delitti dal sapore hitchcockiano. Con il passare dei minuti, oltre alla tensione, anche la nebbia della confusione iniziale finirà per dissolversi, trasformando la pellicola in qualcosa di sempre più disturbante, estremo e violento, dove finiranno per affacciarsi tematiche scottanti come pedofilia e misoginia. Altro merito, oltre alle musiche perfette nell’accentuare i momenti più tragici, abbiamo una fotografia a tratti cupa e nera da noir d’annata, tesa a evidenziare al meglio le piccole scoperte presentate nel percorso tormentato di Freddy alla ricerca della verità. Unica pecca forse, il finale, dove si vuole a tutti i costi spiegare la verità e non lasciare troppi dubbi allo spettatore.
Un thriller psicologico interessante, brillante e degno di attenzione. Da vedere!! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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