
Germania nazista, durante la seconda guerra mondiale. A Berlino seguiamo Bruno, un bambino di otto anni, figlio di un importante ufficiale tedesco e nazista, curioso, intraprendente e pieno di amici. Un giorno è costretto improvvisamente a trasferirsi, a causa di un nuovo incarico del padre: va a vivere in ‘campagna’ (così veniva chiamata la Polonia occupata dai nazisti) e qualche giorno dopo scopre casualmente che la sua nuova abitazione sorge vicino ad una strana fattoria (un campo di concentramento). I giorni passano monotoni e lui si sente solo, così comincia ad esplorare i dintorni della villa: scopre un passaggio che lo porta ai confini della ‘fattoria’, circondata da filo spinato, conosce un bambino a lui coetaneo, Shmuel, un ebreo. Tra i due nasce una profonda amicizia, ben lontana da quello che il nazismo cercava di propinare alle giovani menti ma che finirà a scombussolare tragicamente anche la vita della figlia di Bruno ……..
“L’infanzia è misurata da suoni, odori e scorci, prima che cresca l’ora buia della ragione” …questa è la frase d’apertura della pellicola, parole del poeta inglese John Betjeman e che ben sintetizzano l’anima sana e critica di questa storia, frutto totale di invenzione, per quanto concerne l’incontro e l’amicizia tra Bruno e Shmuel, ma assai veritiera soprattutto nel lavaggio mediatico da parte dei nazisti al popolo tedesco (ved. a riguardo A FILM UNFINISHED di Yael Hersonski), chiarendo ancora una volta che uno non equivale all’altro, in quanto anche nella pellicola diverse persone, anche se vicine agli ufficiali nazisti, nutrivano un continuo pensiero critico al pensiero imposto dalla dittatura nazista soffocato però dalla paura di essere etichettati come nemici e finire dall’altra parte della barricata (il soldato che affianca il padre di Bruno quando glissa sulla sua famiglia, madre e nonna di Bruno che non approvano per nulla i metodi nazisti e le loro opere di rieducazione). La pellicola, pur con un taglio estetico a tratti troppo televisivo, non perde di vista il proprio obiettivo, ovvero mostrare gli abomini dei campi di sterminio attraverso un punto di vista differente, toccando anche alcune corde emotive strane e afferenti l’empatia per un bambino figlio di un potente nazista, accostandolo con sorpresa alle crudeltà subite dai prigionieri dei campi di sterminio. Una pellicola a tratti non eccelsa dal punto di vista tecnico, resa più che solida grazie anche a valide interpretazioni (un’ottima Vera Farmiga, bravissima nel mostrare una cecità forzata e occasionale di buona parte del popolo tedesco alle atrocità naziste, nonostante il proprio pensiero avverso) e soprattutto al finale, un vero pugno allo stomaco, dove farà la sua comparsa anche il terribile Zyklon B. Un’opera drammatica e di guerra forse unica, in quanto capace di focalizzarsi sul male solo quando ne diventa protagonista chi sedeva dalla parte dalla parte dei cattivi, pur non essendone partecipe per ovvie ragioni. Buon film, dal finale struggente e decisamente tosto! VALUTAZIONE 4/5
H.E.
