Film che fotografa implacabilmente, attraverso una parabola grottesca e anomala, un periodo italiano politicamente e da punto di vista sociale turbolento, in quanto manifestazioni studentesche e operaie, scioperi ed atti terroristici erano all’ordine del giorno, mentre la guerra fredda tra i due blocchi, occidentale e orientale, vedeva nell’Italia un confine naturale e l’attenzione dall’alto per eventuali cambi di direzione politica nazionali era costante.
INDAGINE, immerso nel contesto sopra descritto, è un film politico non convenzionale, dove la storia controversa di un funzionario di polizia che commette un omicidio (per giocare poi come il gatto con il topo con lo stesso sistema che gli permette avere quel potere da tanti, come la sua vittima, desiderato), finirà per trasformarsi un thriller illogico e senza senso, dove le varie personalità del protagonista saranno specchio della moltitudine di interpretazioni della polizia alle varie situazioni sotto esame.
Roma, 1970. Un uomo ha un appuntamento con Augusta Terzi, una bellissima donna, nell’appartamento di lei. Mentre hanno un rapporto sessuale l’uomo la uccide. L’uomo, ricoperto di sangue, si lava, si veste e poi, con estrema meticolosità, lascia indizi e tracce della sua presenza nell’appartamento. Mentre esce dal cancello del palazzo viene visto da un giovane che sta entrando e non fa nulla per evitarne lo sguardo. L’uomo successivamente chiama la polizia, in maniera anonima, comunicandole l’avvenuto delitto e dettando loro il luogo esatto del misfatto. L’uomo misterioso è in realtà è un funzionario di polizia del reparto omicidi. Inizia così una delirante e snervante caccia all’assassino di Augusta, una caccia guidata e telecomandata, in maniera volutamente rischiosa e plateale, dallo stesso funzionario della polizia e assassino allo stesso tempo della Terzi…….
Se il contorno è il succitato e surriscaldato periodo storico politico italiano, la profonda analisi di Petri del potere, con benefici e peculiarità anche sottili annesse, è da considerarsi universale e sempre attuale. Il potere in questo caso logora chi lo possiede, permettendo di costruire un castello perverso e labirintico della forza dovuta grazie ad una posizione di comando ed influenza come quello di un funzionario della sezione omicidi della polizia.
Un omicidio premeditato ed una caccia al colpevole indirizzata ed offuscata dallo stesso autore del delitto, permette di mettere in luce le debolezze di un sistema imperniato su false meritocrazie, occultamenti inevitabili e desiderio comune di colpevolizzare i nemici dello Stato del momento. Non interessa trovare il colpevole ma un colpevole. Una tematica tremendamente attuale e che si estende a 360°, mettendo in secondo piano la lotta politica presente in questa pellicola ed estendendosi su un male invisibile ed onnipresente presente in tantissime realtà, non solo quelle delle forze dell’ordine, ovvero la capacità di creare un muro invalicabile attorno al proprio di nucleo di appartenenza, per sopravvivere e per sopraffare ‘gli altri’.
Se la componente politica offre mille spunti di riflessione e molteplici analisi, quella legata alla costruzione della storyline principale regala un percorso morboso e sempre in bilico tra bene e male, onesto e corrotto, lecito ed illecito, dove la stratosferica interpretazione di Gian Maria Volonté, probabilmente la migliore della sua carriera, eleverà la pellicola su livelli altissimi, tra citazioni erudite sottili, citazioni verbali di statisti e filosofi del passato, cambi di umore improvvisi e performance fisiche clamorose, regalando così un’imprevedibilità continua, in quanto la componente grottesca, onnipresente, troverà proprio nel finale il suo apice kafkiano con l’emblematica citazione finale a lui (lo scrittore di Praga) dedicata: ‘Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano’. Sintesi incontestabile di chi detiene il potere ed ha nelle proprie mani (e pensiero) la decisione sulla vita altrui, spesso valutata attraverso proprie considerazioni ideologiche e di pensiero lontane anni luce dall’imparzialità. Proprio quanto questo prende il sopravvento, il sistema riuscirà a contenerlo? Questo è uno dei pensieri finali che scorrono inevitabilmente nella mente dello spettatore. Impossibile non citare la prova di spessore anche della bellissima Florinda Bolkan, in una delle sue prove più sensuali ed erotiche di sempre, e la magnifica colonna sonora ad opera del maestro Ennio Morricone, semplicemente perfetta e tra le migliori della sua immensa carriera.
INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO è un film quasi unico nel panorama nazionale, in quanto pur partendo da basi politiche, molto sentite in quegli anni di forti contrapposizioni ideologiche e dove la seconda guerra mondiale era ancora viva nei ricordi di molti, contiene tutte le caratteristiche stilistiche ed estetiche del noir e del weird ‘non sense’, enfatizzato quest’ultimo nel succitato finale, enigmatico e privo di logica alcuna, se non quella di mostrare il desiderio innato di molti poteri forti di ‘pulire i panni sporchi’ in casa e lontano da occhi indiscreti o fastidiosi. Capolavoro italiano! VALUTAZIONE 10/10
H.E.