KUMIKO, THE TREASURE ISLAND (2014) di David Zellner

Spesso grazie ai sogni, anche gli ostacoli apparentemente insormontabili si tramutano in gloriose vittorie personali. Questa volta il sogno nasce in maniera bizzarra e si insinua implacabile nella mente di una giovane donna giapponese, finendo per diventare l’unica amara ancora di salvezza.
Giappone. Kumiko, una donna giapponese ‘fantozziana’ e cacciatrice di tesori per passione, finisce per trovarne uno sepolto in una grotta nel lungomare nipponico. Il tesoro in questione è una VHS malconcia del celebre film FARGO dei fratelli Coen. Ad illuminare la sua ‘professione’ di cacciatrice di tesori, sono la scritta nei titoli di coda (dove si afferma che il film è ispirato ad una storia vera) e la famigerata valigetta sepolta nella neve lungo la recinzione lungo la strada innevata del Minnesota nei minuti finali. Soprattutto quest’ultima scena finirà per diventare un’ossessione nella sua mente, convincendola a cercare a tutti i costi quella agognata valigetta imbottita di dollari ….
Quando la vita, amara di una ventinovenne nipponica, umiliata dalla vita (dal datore di lavoro, amiche e madre), incrocia la finzione, in questo caso quella cinematografica, finisce per assimilarla pesantemente. Negativamente perché la trascina in un viaggio illusorio quanto catastrofico, positivamente perché finirà per esserne l’unica luce e via di fuga da una triste realtà quotidiana, figlia quest’ultima di una disturbo mentale difficilmente accettabile da Kumiko e dagli invisibili che la circondano. Se in Giappone il suo destino sembra segnato, una volta giunta in America troverà incredibilmente tantissime persone caritatevoli e pronte ad aiutarla. Nonostante questo però non si può aiutare chi non essere aiutato, o peggio ancora chi è pienamente consapevole della propria condizione deficitaria. Quel sistema di autodifesa in Giappone (ved. lo sputo quotidiano nel tè del suo boss) finirà per tramutarsi in una testardaggine allucinante quanto delirante nell’innevato Minnesota. Se la primissima parte è praticamente perfetta, comprese sottili similitudini con ‘Alice nel paese delle meraviglie’ che ritorneranno prepotenti nel finale (con tanto di coniglietto), nella seconda il film si trascina forse troppo faticosamente, risollevandosi solo nel finale, malinconico e che riprende la storia vera dalla quale è tratta (ovvero di una donna nipponica giunta misteriosamente nel 2011 in Minnesota). Esteticamente brillante, singolare e bizzarro per quanto concerne l’originalità, questo film (americano) ha il merito di essere sempre imprevedibile e navigare con leggerezza tra macabra ironia e dramma personale, mettendo in luce quanto sia difficile distinguere tra sogno e incubo, realtà e finzione, solitudine e malattia mentale. Da vedere ….. dopo FARGO!! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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