LA HAINE (L’ODIO) del 1995 di Mathieu Kassovitz

 

L’odio chiama e genera odio! Concetto semplice quanto veritiero, amplificato e mostrato in questo folgorante e frenetico lungometraggio francese (ispirato a tragici eventi realmente accaduti a Parigi durante una sommossa), realizzato completamente in un bianco e nero cupo, ma vivissimo e dinamico.
Banlieue parigina, un ragazzo viene pestato a sangue dalla polizia durante un interrogatorio e finisce in coma profondo, sospeso tra la vita e la morte. Questa sarà la scintilla che scatenerà una violentissima sommossa urbana contro le forze dell’ordine. Durante gli scontri notturni, che causeranno anche un enorme incendio, un poliziotto ‘perde’ la sua arma di ordinanza. A ritrovarla sarà Vinz, un ragazzo ebreo, il quale desidera vendicare l’amico ferito e uccidere un poliziotto per pareggiare i conti. Sui compagni d’avventura, di una lunga giornata che si concluderà all’alba del giorno dopo e li porterà dalla turbolenta periferia parigina al centro città, un ragazzo di colore, un pugile, ed un giovane arabo. Se finire nei guai sembrerà inevitabile per i tre ragazzi, impossibile sarà uscirne indenni ed incolumi …..
“È la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Per farsi coraggio, tra un piano e l’altro il tizio si ripete: fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”. L’inizio e cuore del film racchiuso in questa storia tragi-ironica, specchio di una società francese destinata ad evolvere in peggio e colpevole della sua incapacità di garantire un futuro chiaro e limpido a chi vive ai margini della stessa, in particolare la Banliene (periferia) parigina e delle grandi città francesi, culle di malavita e degrado che vive giorno per giorno, con il concetto appunto ‘Fino a qui tutto bene’, ma poi……
Osannato da pubblico e critica, maledetto dalla polizia, mostrata come la peste nera e mai al servizio del cittadino, L’ODIO, titolo italiano, è un vulcano che frulla hip-hop di strada, noia, malessere sociale, situazioni grottesche nonsense (una su tutte quella con l’ometto del bagno pubblico), violenza, razzismo, stupefacenti, pregiudizi e un odio sociale stemperato proprio dalla vita giorno per giorno incapace di focalizzare obiettivi futuri certi e significativi. LA HAINE, Opera impossibile da catalogare in un genere cinematografico ben definito, regala colpi di scena e sequenze memorabili che si rifanno al cinema più glorioso e famoso. Da TAXI DRIVER (sequenza altrettanto memorabile con un Vincent Cassel straordinario e reso tale grazie ad una controfigura ‘non specchiata’) al celebre THE DEER HUNTER, fino a citare Bruce Lee e Polanski, l’amore di questo regista per il cinema passato è totale e mai banale, quanto il desiderio di mostrare, senza retorica banale, le difficoltà di emergere degli abitanti delle banliene parigine, soffocati senza ossigeno e speranza di emergere. Inizio fulminante e finale very shock, per un film culto indimenticabile e ….. impossibile da odiare! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.