EL ESPINAZO DEL DIABLO (LA SPINA DEL DIAVOLO) del 2001 di Guillermo del Toro

Nel mezzo di una ricca e corposa filmografia, come quella di Guillermo del Toro, dedicata al fantastico, EL ESPINAZO DEL DIABLO risulterà essere la pellicola più estrema, drammatica ed emotivamente coinvolgente dell’oramai celerbre e osannato regista messicano. Un’opera poderosa in grado di coniugare in un unico contesto eventi storici, la guerra civile spagnola degli anni ’30, una ghost story, storie d’amore e passione assai torbide, momenti estremi (con tanto di sangue e violenza becera) ed un piccolo micro mondo lontano anni luce da quello reale, che permette ad piccolo gruppo di orfani di trovare la forza per emergere nonostante le numerose avversità che tragicamente li travolgono.
Spagna, 1939. La Guerra civile, prossima alla conclusione con la vittoria di Francisco Franco sui repubblicani, causò centinaia di orfani in tutto il paese iberico. Uno di questi, sito in una zona semi desertica e remota della Spagna, è gestito dal dottor Casares e la signora Carmen, aiutati per i lavori manuali dal tuttofare Jacinto. Questi di nascosto aiutano i repubblicani grazie all’oro ereditato da Carmen dal suo defunto marito e proteggendo nel loro orfanotrofio i figli dei combattenti rimasti orfani. Tra questi vi è il bambino Carlos, il quale rimane subito affascinato dalla bomba inesplosa rimasta inerme sul piazzale del casale. Nonostante alcune diatribe con un latro ragazzino del luogo, Carlos avverte sin da subito la presenza di una figura sinistra all’interno dell’orfanotrofio, un bambino fantasma. Secondo i suoi amici potrebbe essere Sarni, un bambino misteriosamente scomparso mesi prima dall’orfanotrofio. La ricerca ossessiva per scoprire l’identità del fantasma da parte di Carlos, lo porterà a scoperchiare una verità aberrante su segreti oscuri tenuti nascosti fino ad allora all’interno dell’orfanotrofio della signora Carmen …….<br>Forte di una robustissima caratterizzazione dei numerosi personaggi coinvolti, dove tutti sono abilmente analizzati attraverso minuziosi particolari, LA SPINA DEL DIAVOLO prima rapisce la fantasia dello spettatore per poi colpirlo nel profondo dell’anima con una storia triste, tragica e amara immersa in un contesto durissimo come quello di un orfanotrofio lontano dal mondo ma vittima dello stesso, dove morte e dolore sembrano le uniche verità possibili. La ricostruzione ambientale di fondo dell’epoca, le erudite ricostruzioni storico-superstiziose del dottor Casares, sulla spina del diavolo dei feti deformi dai quali ricava il liquore destinato alla vendita, l’avidità senz’anima dell’ex orfano Jacinto, e soprattutto la caparbietà pura, ingenua e onesta del giovanissimo Carlos, permetteranno di calare lo spettatore completamente in questo contesto che alterna umanità, quella dei bambini e dei loro tutori, alla disumanità di chi non esita a bombardare un orfanotrofio o peggio ancora none esita ad uccidere per avere quell’oro tanto desiderato. 
Chi sono i veri fantasmi? Non solo quelli mostrati chiaramente da del Toro, bensì i bambini orfani, privi di un presente, causato dalla morte dei loro genitori, e di un futuro, spesso macchiato da rimorsi e paure che attanagliano ferocemente il loro cuore.
Una storia forte, emozionante ed estremamente drammatica, con un finale liberatorio, reso grande però da un passaggio precedente amaro e pieno di sofferenza infantile! Un’opera semplicemente stupenda! VALUTAZIONE 4,5/5


H.E.