LAPSIS (2021) di Noah Hutton

Sulla scia di grandi maestri del grottesco come Luis Buñuel e di recenti geniacci del ‘non sense’ come Quentin Dupieux, l’americano Noah Hutton prosegue, dopo una serie di interessanti documentari, il suo percorso sull’analisi non convenzionale dell’uomo moderno e soprattutto della società capitalista che lo fagocita in maniera frenetica, distorta e sempre più assimilatrice. In un presente parallelo, il fattorino Ray Tincelli sta lottando per mantenere se stesso, attraverso alcune truffe da due soldi all’aereo porto, e il fratello minore malato da ‘stanchezza cronica’. Sempre più lontano dal frenetico mondo che lo circonda, in quanto privo di un computer quantistico in grado di tenerlo aggiornato sulle leggi locali e non solo, Ray è costretto ad accettare un lavoro in uno strano nuovo regno della ‘gig economy’: fare trekking nella foresta, tirare il cavo su chilometri di terreno per collegare grandi cubi di metallo che collegano insieme il quantum, la nuova frontiera dell’evoluzione tecnologica umana …… Man mano che viene trascinato più in profondità nella ‘zona’, Ray incontra una crescente ostilità da parte dei suoi colleghi, una sempre più opprimente minaccia dei robot cablatori, arrivando ad un punto nevralgico dove sarà costretto a scegliere se aiutare i suoi compagni di lavoro oppure arricchirsi per poi filare da questo ‘nuovo mondo quantistico’ ….. Avvolto in un’atmosfera opprimente dal destino inevitabile, LAPSIS presenta al meglio la figura di un uomo comune costretto, per sopravvivere, a correre veloce senza sapere quale sia la meta. Ray, per non essere emarginato, simbolo in carne ossa della nostra ineluttabilità moderna, sarà costretto a mettere in campo tutte le proprie energie e risorse a disposizione, lecite e illecite, calpestando qualsiasi razionalità, spesso offuscata da farneticanti sogni di gloria e successo immediato. Per rendere al meglio questa corsa folla verso la gloria (rappresentata al meglio da questo cavo cablato che simboleggia la meglio un cordone ombelicale imposto dalla società capitalista) il nostro Ray finirà prima travolto e poi, in maniera illusoria, costretto a lottare, fisicamente e psicologicamente, come Don Chisciotte contro i mulini a vento, contro qualcosa di inafferrabile ma sinistramente influente con tutto ciò che lo circonda. Il mondo parallelo creato da Noah Hutton è misterioso e inquietante allo stesso tempo, dove le personalità di ciascuno sono private di coscienza, autostima e ragione, finendo così per confluire in un pericoloso fiume di delirante sete tecnologica imposta dall’alto. Se in superficie la storia mette in allarme chiunque da chi promette soldi e successo facile, attraverso per esempio i fantomatici corsi ‘magici’ online, in profondità, attraverso sempre una graffiante ironia grottesca, Hutton analizza la misera pochezza dell’umanità libera solo in apparenza e costantemente ‘corretta’ e messa sulla ‘retta via’ quando prova a uscire dal coro e spezzare le catene tecnologiche che lo imprigionano attraverso catene invisibili (social network, internet e cultura imposta dai media più tradizionali). Per rendere credibile questa storia incredibile di sci fi estremo, la figura dell’attore Noah Hutton, nei panni di Ray, risulta quanto mai azzeccata, capace di unire passato (come fatto notare nel film dalla sua amica e complottista ‘Anna’) e presente, in linea perfetta e simbiotica con chi è costretto a lottare faticosamente per restare aggrappato ad un treno, in questo caso il ‘mondo quantistico’ dei cablaggi selvaggi ‘a punti’, che rischia di lasciarlo a piedi. Se il ritmo è serrato ed il fascino di questo nuovo micro cosmo parallelo al nostro mondo finirà per rapirci, non tutto sarà comprensibile e di facile analisi. Questa confusione imposta finirà per esser anche l’arma vincente della pellicola, dove questo disordine tecnologico (come i cavi disseminati lungo la foresta) che stritolerà Ray, finirà per incentivare lui ma anche lo spettatore, soprattutto quello assetato di conoscenza poco convenzionale. Un weird fantascientifico, assolutamente riuscito, che appare come la perfetta evoluzione cinematografica della serie BLACK MIRROR, meno imprigionato dallo shock a tutti i costi e per questo capace di stimolare al meglio le paure attuali di un imminente e inquietante futuro, maggiormente legato ad un’incontrollabile tecnologia, più economica che utile, perennemente affamata della nostra mente e …. del nostro denaro! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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