L’ultimo film di una lunga e gloriosa carriera di un regista del calibro di Sidney Lumet, appare come un prepotente testamento cinematografico di rara potenza drammatica da parte di un autore tra i più prolifici e influenti del cinema americano, capace di scavare senza pietà in una distruzione familiare specchio amaro della nebulosa società moderna che la avvolge. Andy e Hank sono due fratelli soffocati dai debiti e da una vita poco soddisfacente, al contrario dei due genitori proprietari da tempo di una gioielleria. Se Andy è un tossico impotente, cinico e dipendente dall’eroina, Hank, che ha una relazione clandestina con la moglie del fratello, fatica a pagare gli alimenti alla figlia ed all’ex moglie. Una soluzione estrema per uscire dalla palude economica in cui sono finiti entrambi arriva da Andy, il quale propone a Hank di rapinare, in maniera indolore, la gioielleria dei genitori. Le cose purtroppo per loro non andranno come previsto e la tragedia di una rapina finita male si trasformerà in una voragine senza fondo per i due fratelli sempre più allo sbando ….. Se il titolo originale si rifà ad un antico detto irlandese ‘May you be in heaven half an hour before the devil knows you’re dead’, almeno per una volta il titolo italiano sembra, alla fine dei conti, il migliore possibile per una pellicola praticamente perfetta sotto tutti i punti di vista. Da una sceneggiatura che semina bene e raccoglie alla fine ancora meglio, dall’uso magistrale dei flashback, tesi ad incastrare a meraviglia pochi giorni esaltando le crepe familiari, fino ad una serie di prove attoriali straordinarie di tutti gli attori coinvolti, dove le parti calzano alla perfezione per ognuno dei protagonisti, primari e secondari (da citare assolutamente quella breve ma intensa di Michael Shannon). Philip Seymour Hoffman, nei panni di Andy, appare sin da subito come il sole magnetico e distruttore di tutto l’universo familiare che lo circonda, negativo fino al midollo, attorno al quale figure come quella del fratello a lui sottomesso, un eccezionale Ethan Hawke, la moglie, una bellissima quanto brava Marisa Tomei, i quali metteranno ancora di più in risalto i fragili rapporti familiari in apparenza, come accade in tantissime famiglie di tutto il mondo, normali e senza sbavature. Di contraltare a tutta questa negatività messa in piedi dai due fratelli acciecati dal denaro sporco e afflitti da sensi di colpa, che risulteranno avere radici proprio nel loro passato familiare, sarà la figura del padre (l’ennesima prova mostruosa di Albert Finney), incapace di accettare una misera realtà e costretto per cercare la verità a lottare contro i mulini a vento dell’ingiustizia. Gli eventi spesso, come purtroppo accade nella vita, possono solo peggiorare, soprattutto quando i nodi sono destinati a venire tutti al pettine e trascinando a fondo proprio chi li ha meschinamente creati. Un drama noir crudele e privo di speranza, destinato a demolire qualsiasi certezza fondata su affetti e legami di sangue. Capolavoro vero! VALUTAZIONE 5/5
H.E.
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