Boom!! Flop totale al botteghino alla sua uscita, questo film di Terry Gilliam è divenuto negli anni successivi uno dei più grandi ed amati cult del cinema anni ’90, influenzando pesantemente tutto il cinema lisergico e più folle degli anni 2000. Basata parzialmente sul libro autobiografico ‘Fear and Loathing in Las Vegas’ ed alla figura leggendaria del suo autore, il celebre quanto controverso Hunter S. Thompson, figura della storia recente singolare e decisamente complessa, questa pellicola ha permesso al regista Gilliam di dare sfogo a tutta la immensa creatività grottesca, allucinogena e fiabesca, sfornando un’opera nella quale non esiste nemmeno un secondo privo di eccessi e visioni impazzite. Stati Uniti, 1971. Il giornalista Raoul Duke viene incaricato dalla redazione del proprio giornale di scrivere un articolo sulla gara motociclistica off-road Mint 400, che si tiene annualmente nel deserto intorno a Las Vegas. Lo accompagnerà nell’impresa il Dott. Gonzo, un irascibile e corpulento avvocato samoano, suo grande amico. I due, grandi consumatori di sostanze psicotrope, colgono al volo l’occasione per tramutare il viaggio di lavoro in una settimana di sfrenati eccessi, sotto l’effetto delle più disparate ed illegali droghe. Con una decappottabile rossa presa a noleggio attraversano il deserto del Nevada, incontrando sin dall’inizio le prime difficoltà e visioni dovute agli allucinogeni…..Se la superficie è una sarabanda esplosiva di gag e situazioni divertenti oltre ogni limite, nei (pochi) momenti di lucidità del suo protagonista Duke, un incredibile Johnny Depp autore di una performance stellare (l’attore aveva passato con Thompson quattro mesi prima della realizzazione del film per studiare il suo modo di muoversi e di parlare), troviamo le fondamenta seriose del suo pensiero politico, sociale e culturale dell’epoca. Un’analisi sintetica sulla delusione del duplice sogno americano. Quello incarnato dalla figura di Nixon allepoca e quello della controcultura hippy e contestatrice degli anni ’60, giunta con l’avvento degli anni ’70 ad un’amara consapevolezza di impotenza. Sarà proprio l’eccesso, il delirio e la discesa senza freni nell’uso infinito di droghe e allucinogeni da parte di Duke e del suo ‘avvocato’ corpulento, un irriconoscibile Benicio del Toro (mitico il suo saluto finale alla Nixon e l’incontro con Cameron Diaz in ascensore), a diventare l’emblema di questo duplice fallimento, attraverso paranoie di guerra e deliri che finiranno per scatenare situazioni in bilico tra realtà, perennemente distorta, e fantasia, imprevedibile ed in gradi di aprire porte verso mondi deliranti e indefinibili. Forte di scene epiche ed entrate di prepotenza nell’immaginario collettivo (i monologhi paranoici di Duke, la ‘festa’ con gli uomini rettili, l’incontro con l’autostoppista hippy, il giro nel luna park, il risveglio nella camera allagata, la conferenza della polizia contro le droghe, la valigetta ‘salva vita’ e tantissime altre), PAURA E DELIRIO A LAS VEGAS (almeno per una volta il titolo in italiano rende giustizia alla pellicola) è un vortice da vedere e rivedere fino allo sfinimento, dove, se possibile, replicare scene, frangenti e momenti allucinogeni ‘gustati ed ammirati diventa quasi una scelta obbligata e inevitabile. Impossibile non citare altre due opere dedicate alla figura di Thompson. Il documentario ‘Fear and Loathing on the Road to Hollywood’ di Nigel Finch del 1978 e il film poco noto ‘Where the Buffalo Roam’ del 1980 con Bill Murray nei panni del celebre scrittore giornalista pioniere del ‘ gonzo journalism’. Nel film inoltre appare per pochi secondi anche il vero Thompson (morto suicida nel 2005), oltre a visionare performance brillanti ed eccentriche, assolutamente memorabili, come quelle di Michael Jeter e Christina Ricci. Il primo un relatore delirante nella conferenza della polizia sopra citata, la seconda una giovane pittrice innamorata di Barbra Streisand. Un cult dell’eccesso destinato a migliorare ed affascinare sempre di più con l’avanzare del tempo! Eterno!! VALUTAZIONE 5/5
H.E.