Quasi quarant’anni fa, il vulcanico regista iberico Juan Piquer Simón, sfornava un horror estremo divenuto nel tempo un piccolo cult: PIECES, noto in Spagna con il titolo ‘Mil gritos tiene la noche’. Uno slasher debitore del cinema horror & giallo italiano (Fulci e D’Amato soprattutto), e di quello statunitense, che da Wes Craven e Tobe Hooper in poi ha segnato per sempre il genere (l’omaggio a The Texas Chainsaw Massacre con tanto di motosega insanguinata è fin troppo evidente). Proprio l’amore per il cinema americano, porterà il regista spagnolo ad ambientare questo film a Boston, in un’operazione similari ai film dell’epoca di Fulci e del NIGHTMARE di Romano Scavolini, pellicola con la quale condivide estetica e diverse tematiche Un bambino, nel 1942, mentre gioca con un puzzle raffigurante una donna nuda, viene ripreso duramente dalla madre. Il bambino, senza esitare, la uccide e le recide il corpo con un’ascia. Quarant’anni dopo, in un campus universitario di Boston, un serial killer amante di puzzle non ordinari uccide giovani donne e le recide, rubandone pezzi del corpo. Il tenente Bracken fa un patto con il preside del campus, e infiltra l’agente Mary Riggs come se fosse un’insegnante di tennis. Questa, assieme allo studente Kendall, cercherà di svelare l’identità dell’assassino e fermare questa terribile scia di morte e mutilazioni selvagge di giovani studentesse …. Sorvolando sulle discutibili recitazioni e una sceneggiatura non proprio eccelsa, siamo al cospetto di una pellicola dove gore, violenza e sangue abbondano in maniera straripante. Saranno proprio le brutali uccisioni, con annesse mutilazioni, la forza trascinante e travolgente dell’intera pellicola, dove gli effetti speciali ‘old school’ alternati a feroci omicidi in ‘slow motion’ (quello sul materasso ad acqua è pura poesia estrema) finiranno per conquistare il vero appassionato di slasher e horror sanguinario, dove conta di più l’azione brutale che la componente psicologica. Non manca però una piccola venatura trash e balorda per buona parte della pellicola, in particolar modo nel finale, dove il regista sceglie di esagerare in maniera del tutto inattesa e per nulla in linea con quanto visionato in precedenza. A completare il tutto nudità e depistaggi in abbondanza (su chi sia in realtà il bambino 40 anni dopo l’uccisione della madre), compresi siparietti quasi da commedia all’italiana anni ’70 (nel film abbiamo anche una copia di Bud Spencer), i quali non demoliranno affatto l’anima estrema del film. Distribuito sia in lingua spagnola che inglese, PIECES non può, nonostante gli evidenti difetti, mancare nella collezione di ogni buon estremo che si rispetti! VALUTAZIONE 3/5
H.E.
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