Uno dei titoli imprescindibili del cinema più estremo made in USA degli anni ’70 è, senza dubbio alcuno, PIGS di Marc Lawrence, noto anche con il titolo ‘Daddy’s Deadly Darling’ e distribuito solo in seguito dalla mitica TROMA. Puro exploitation estremo, dove sono anticipate, di un anno e solo in parte, le atmosfere selvagge, degradanti e malsane del cult ‘The Texas Chain Saw Massacre’ di Tobe Hooper, dove gore, bifolchi e personaggi disturbati sfociano in tripudi di sangue e violenza la loro irrefrenabile follia omicida. Lynn Hart è una giovane donna disturbata in fuga da un ospedale psichiatrico. Rubando l’uniforme e l’auto di un’infermiera, Lynn finisce in una piccola città della California dove incontra e si ritrova con Zambrini, un vecchio contadino ex circense che gestisce il motel e il caffè lungo la strada. Zambrini possiede anche un gruppo di maiali che tiene in un recinto dietro casa sua e che hanno in qualche modo sviluppato un gusto per la carne umana, in quanto lo stesso ruba i cadaveri dal cimiero per rifocillare i suoi insaziabili suini. Quando Lynn inizia a uccidere un certo numero di uomini, che le ricordano passato tragico e che scopriremo solo successivamente, Zambrini la aiuta a smaltire i corpi dandoli ai maiali. Indagando sulle sparizioni, lo sceriffo locale alla fine diventa sospettoso del passato di Lynn e un investigatore privato, assunto dall’ospedale per trovarla, si avvicina lentamente a Lynn ….. Forte di un connubio ‘padre figlia’ (Il regista interpreta Zambrini e la figlia Lynn) con evidenti affinità anche nel corso della pellicola, PIGS, pur non essendo una pellicola con particolari ambizioni, riesce con i pochi mezzi a disposizione a creare una contesto rurale e putrido grazie non solo ai maiali ed alle paranoiche vicine di Zambrini ma soprattutto alla figura instabile della schizofrenica, paranoica e misteriosa Lynn, imprevedibile carnefice dal passato deleterio a causa di violenze e abusi subiti da parte del padre, il quale ha finito per destabilizzarne inevitabilmente la mente. Tra grugniti inquietanti, corpi dilaniati, tripudi di sangue e intrecci romantici malsani, finiamo per rimanere rapiti sia dalla figura di Lynn che da quella del suo ‘padre adottivo’ Zambrini, due emarginati dalla società, costretti alla solitudine mentale, i quali finiranno per trovare un sinistro equilibrio tra loro, legato inizialmente dalla sopravvivenza e destinato poi a finire in un tragico epilogo per uno dei due. Senza particolari virtuosismi o effetti speciali sbalorditivi, il film riesce a mantenersi su livelli estremi notevoli, complice la succitata atmosfera unica del cinema horror low budget degli anni ’70. Un piccolo gioiello estremo, psicologico e violento, con solo un pizzico di sovrannaturale mistico nel finale, da visione obbligatoria! VALUTAZIONE 3,5/5
H.E.
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