Ancora una volta arriva dalle zone più nascoste e rurali del Messico, una storia drammatica dominata dalla violenza, dalla droga e dagli spettri di una prostituzione giovanile senza scrupoli, dove l’unica ancora di salvezza arriva dall’amicizia incrollabile di tre bambine. In una città remota del centro America, dove crescono solo mais e papaveri d’oppio, le ragazze indossano tagli di capelli da ragazzo e hanno nascondigli sottoterra per sfuggire alla minaccia di essere rapite. Ana e le sue due migliori amiche crescono insieme, consolidando tra loro i legami della loro amicizia e scoprendo cosa significa essere donne in un villaggio rurale segnato dalla violenza. Le loro madri le addestrano a fuggire dalla morte e da coloro che le trasformano in schiave del sesso o peggio ancora in fantasmi senza ritorno. Creano così, con tenacia e fatica, iun piccolo universo impenetrabile per salvare le loro bambine. Un giorno però, quando un nuovo cartello della droga ha preso il potere, nessuno può sentirsi più al sicuro ….. Questa pellicola, debitrice nella forma del cinema di Carlos Reygadas e Michel Franco, opera della salvadoregna Tatiana Huezo, mette a nudo una realtà amara dei piccoli villaggi messicani e delle nazioni limitrofe, saccheggiate sia fisicamente, con lavoro e oscure esecuzioni, che psicologicamente, con l’infanzia rubata e negata prima da una parte e una vita priva di futuro dall’altra. Grazie ad un taglio simile ad un documentario, per quanto concerne la narrazione, e contemporaneamente elegante esteticamente e dettagliato nell’evidenziare dolore e sentimenti lacerati, PRAYERS FOR THE STOLEN è un’opera destinata a lasciare il segno sin dalla prima mezz’ora, nonostante le spiegazioni sugli eventi che coinvolgono le tre piccole bambine, e famiglie annesse, appaiono, solo inizialmente, confuse e non completamente comprensibili, almeno per chi vive in contesti completamente differenti da quelli. E’ proprio quando la storia si evolve e gli anni passano, trasformando le bambine in adolescenti, che la regista fa centro, mettendo con le spalle al muro lo spettatore, sempre più consapevole dell’estrema condizione di vita, privata del passato, presente e soprattutto futuro, di queste anime dai sogni rubati. Le performance delle attrici, alcune giovanissime, coinvolte in questa drammatica vicenda, sono di livello assoluto, con occhi sbarrati, gambe tremolanti e sguardi svuotati che ben rappresentano un luogo isolato da tutto e coinvolto, senza volerlo, in un mondo di criminalità e violenza destinato a non finire mai. Il film ha diversi picchi drammatico-sentimentali che metteranno in luce paure e impotenza, come ad esempio quanto Ana a scuola deve rappresentare il corpo umano, suo, con oggetti di fortuna. Tra droga, usata come terrore come il veleno usato per inondare i campi di papaveri, e prostituzione giovanile, uno spettro mai nominato ma onnipresente, il film viaggia perenne sul filo del rasoio, trascinando senza sosta lo spettatore in un universo malvagio dove anche l’amore di una madre è costretto a soccombere impotente ad un male così prepotente e disumano. PRAYERS FOR THE STOLEN ha il sapore sofferente di un’opera auto biografica, anche se basta sul romanzo omonimo di Jennifer Clement, figlia di tante storie maledettamente simili tra loro e partorite da una terra che continua a sanguinare sofferente oltre a emanare, come il fuoco dell’atto finale, odori acri di morte. Un contrasto amaro con paesaggi mozzafiato dove anche la natura, per quanto forte e determinata, deve piegarsi al volere dei cartelli della droga. Notevole!! VALUTAZIONE 4/5
H.E.
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