IL GRANDE RACKET (1976) di Enzo G. Castellari

Nel periodo d’oro del cinema crime nostrano, battezzato oltre oceano ‘eurocrime’, Enzo G. Castellari, uno dei massimi autori italiani del genere, partoriva forse la sua opera più estrema e innovativa: IL GRANDE RACKET. Quanto questa pellicola sia riuscita a mantenere intatta la sua efficacia e forza dirompente lo dimostrano innumerevoli pellicole ispirate dalla stessa, basti pensare anche al SUBURRA di Stefano Sollima o al cinema pulp di Tarantino. Nico Palmieri è un ispettore di polizia deciso a porre fine alla piaga del racket di Roma. Una nuova misteriosa banda, composta da marsigliesi, criminali locali e affiliati alle cosche mafiose, non esita a usare metodi sempre più feroci per piegare i commercianti locali, riuscendo tutte le volte che Palmieri interviene a farla franca grazie alle scorciatoie legali e aiuti misteriosi dall’alto. Quando la banda alza il tiro con stupri, omicidi e demolendo le bande avversarie, Nico prova ad infiltrare un suo amico criminale ma le conseguenze porteranno la polizia a togliere prima il caso a Palmieri e poi a esonerarlo dalla polizia. A Nico, vista l’impotenza della giustizia, non rimane che usare, grazie all’aiuto delle stesse vittime del racket, gli stessi metodi della criminalità per riportare l’ordine e sgominare la nuova e misteriosa banda decisa ad impossessarsi della capitale ….. Castellari omaggia senza troppi veli il cinema del contemporaneo Sam Peckinpah, ed in particolare, nel finale di questo film, il mitico Mucchio Selvaggio. THE BIG RACKET (titolo internazionale) è un film che ti prende per la gola sin da subito, con un’apertura diretta e coinvolgente con una scena di violenza immersa nelle luci al neon che mette subito le cose in chiaro su cosa ci aspetta in seguito. Dalla memorabile sequenza di Fabio Testi, nel ruolo del roccioso Nico, che rotola in un dirupo mentre si trova all’interno dell’auto, con una ripresa fenomenale, alle crude scene di stupro di una minorenne fino a sanguinari combattimenti a base di piombo ed esplosioni, la pellicola non cala mai la tensione, non rinunciando ad una critica feroce alle istituzioni (come nelle precedenti pellicole poliziesche di Castellari LA POLIZIA INCRIMINA, LA LEGGE ASSOLVE e IL CITTADINO SI RIBELLA), impotenti al cospetto di una criminalità sempre più crudele e senza scrupoli, e pertanto impossibile da contrastare secondo i binari della legge. Proprio per questo il film fu etichettato, ingiustamente, da saccenti ma ignoranti critici cinematografici dell’epoca come rozzo, fascista e squadrista. A rendere ancora più accattivante la pellicola, oltre alle innumerevoli sequenze action estreme, idee tecnicamente geniali e un ritmo infernale supportato sempre dalle adrenaliniche musiche dei fratelli De Angelis, abbiamo una serie di dialoghi, personaggi (‘buoni’ e cattivi) e momenti che oggi definiremo pulp, grazie al cinema di Quentin Tarantino, il quale ha più volte elogiato e omaggiato (ved. BASTARDI SENZA GLORIA in primis ma anche PULP FICTION, LE IENE e JACKIE BROWN) Castellari, definendolo e glorificandolo come ‘maestro del cinema’, al contrario di buona parte della nostra critica nostrana che spesso lo ha bollato, in maniera superficiale, solo come regista di B movies.IL GRANDE RACKET è un film cinico e spietato che si pone perfettamente a metà, anche cronologicamente, tra MILANO ODIA, LA POLIZIA NON PUO’ SPARARRE di Umberto Lenzi e LUCA IL CONTRABBANDIERE di Lucio Fulci, per quanto concerne violenza e ritmo infernale, mentre per quanto concerne ferocia e personaggi al di sopra delle righe si può affiancare al CANI ARRABBIATI di Mario Bava.Anche se sono passati ben 46 anni da questo film, la sua sinistra attualità rimane intatta (ved la cronaca afferente l’operazione ‘mondo di mezzo’, nota ai più come ‘mafia capitale), dove corruzione, politica e malavita si intrecciavano, incessantemente, ieri come ai giorni nostri.Tra le opere estreme nostrane degli anni ’70, la visione questo capolavoro rimane obbligata e imprescindibile per tutti gli appassionati dei polizieschi di casa nostra! VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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