“Tutti sognano di tornare bambini, anche i peggiori fra noi .. Forse i peggiori lo sognano più di tutti … ” Uno dei pochi film americani, della seconda metà degli anni ’60, in grado di non sfigurare (e di essere considerato alla pari) al cospetto dei poderosi spaghetti western di Sergio Leone e Sergio Corbucci, è senza dubbio il capolavoro di Sam Peckinpah, THE WILD BUNCH. Un’opera che segnerà, assieme a C’ERA UNA VOLTA IL WEST, un’innovazione profonda nel cinema western, decretandone allo stesso tempo la fine, almeno di quel periodo, in quanto dagli anni ’70 in poi il successo del genere sarà destinato a scemare. USA, 1913. Pike Bishop, un fuorilegge oramai anziano, si prepara al ritiro dopo un’ultima rapina. Insieme alla sua banda, Dutch Engstrom e ai fratelli Lyle e Tector Gorch, Bishop scopre che la rapina è un’organizzazione orchestrata in parte da un ex partner, Deke Thornton, ora al soldo delle ferrovie. Mentre la banda rimanente si rifugia in territorio messicano, lavorando al soldo del controrivoluzionario e criminale Mapache, Deke Thornton non molla la presa, dando vita ad una furiosa e controversa caccia all’uomo, anche in territorio messicano … Quanto sia stato determinante questa pellicola per la celebre corrente della ‘New Hollywood’ prima e per il cinema d’azione poi in tutto il mondo (Vedasi quello di Hong Kong targato John Woo), lo dimostrano le innumerevoli influenze, citazioni e omaggi, spesso provocatori (ved. IL MIO NOME E’ NESSUNO), decretati al cinema di Sam Peckinpah ed in particolare a IL MUCCHIO SELVAGGIO (titolo italiano). Una vera e propria rivoluzione di tecnica e montaggio, divenuti un riferimento assoluto per chi si affaccia al lavoro di regista, dove l’azione stessa, spettacolare e scioccante come in questo caso, diventa parte integrante della storia e soprattutto dei suoi personaggi, intrecciando storie personali a valori nobili e regole non scritte ma dal valore assoluto. Per quanto concerne l’estremo e la violenza questa pellicola ha pochi rivali nel cinema precedente alla sua sua uscita (da citare tra le tante scene estreme, quella del torturato cavalcato dai bambini). Peckinpah mette subito in chiaro il suo cinema nella travolgente scena iniziale, dove le sue celebri scene d’azione al rallentatore con conseguente enfasi del sangue impregnato di violenza estrema, finiranno per scombussolare non poco lo spettatore americano dell’epoca, abituato a vedere le pallottole scomparire magicamente ad ogni impatto e dove i buoni e cattivi sono ben distinti tra loro. Una violenza becere presente nell’uomo sin dalla sua infanzia, in quanto il regista, in parallelo alla suddetta scena iniziale, mostrerà dei sadici bambini intenti a torturare uno scorpione, prima con delle formiche affamate e poi con il fuoco. Da lì in poi il film decollerà verso una storia ad ampio respiro, dove troveranno spazio e luce prima i diversi protagonisti della banda di fuorilegge, attraverso anche flashback e dialoghi crudi e puri, per poi ampliare l’orizzonte narrativo con le controversie della rivoluzione messicana attuata da Pancho Villa solo tre anni prima, la quale però diede vita anche a controrivoluzionari come il sadico Maphate. Forte di un cast solido e stellare, la pellicola, di quasi due ore e mezza, alterna in maniera perfetta azione, violenza e valori umani, come quelli legati all’amicizia, rispetto e onore, anche in seno ad una banda di fuorilegge come quella capeggiata da Pike Bishop.Divenuto celebre per la scena finale, forse la sparatoria più sanguinaria di sempre (alla pari di quella di JOHN RAMBO del 2008), THE WILD BUCH è un film senza tempo, incredibilmente buono per tutte le stagioni e trasversale per generi e amanti del grande cinema, in quanto senza sconti per lo spettatore e basato su una giustizia degli uomini che sfida la ragione, dove fare la cosa giusta non implica fare la scelta più logica. Capolavoro assoluto del cinema tutto … non solo western, estremo e d’azione!! VALUTAZIONE 5/5
H.E.
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