TILT (2018) di Kasra Farahani

Come un’onda anomala che cresce lentamente e travolge tutto in maniera fragorosa, questo nuovo thriller/drama, dal contenuto psicologico alquanto distorto, finirà per trascinarci a fondo assieme al suo protagonista disturbato e destinato ad essere inghiottito dalla sua stessa follia.
Joseph è un regista disoccupato, che naviga in acque economicamente agitate ed è reduce da un piccolo docu-film di discreto successo sul mondo del flipper, TILT. Ora sta lavorando ad un secondo documentario ‘THE GOLDEN AGE’, ma il progetto fatica a decollare. A complicare la sua vita confusa, la compagna è incinta e lo mette sotto pressione, in quanto lei lavora come infermiera ed in pratica rappresenta l’unico reddito della futura prole. Un bigliettino ritrovato nella casa, con un nome senza senso, darà vita ad una serie di paranoie e allucinazioni a catena, che trascineranno Joseph in un mondo pericoloso, sempre più desideroso di sangue, dolore e morte……..
Atmosfere soffocanti alla PROXY (forse perché la sua compagna è interpretata dalla ragazza incinta del celebre film di Zack Parker) che oscillano sempre tra incubi e realtà distorte e pericolose, tra desideri di uccidere, con un’aurea disturbante di morte che aleggia costantemente nell’aria, in maniera crescente, negli eventi, nelle musiche e nella perversa evoluzione delirante di Joseph. Curioso il lavoro del nuovo lavoro di Joseph, con tema l’economia aggressiva e capitalista americana del dopoguerra, in parallelo con la campagna elettorale del 2017 dell’attuale presidente degli USA Donald Trump, onnipresente nei dibattiti televisivi e con una maschera decisamente inquietante. Una chiara dimostrazione e analisi della politica americana di oggi simile da decenni e per nulla cambiata nonostante il tempo passato. Il parallelismo tra follia imperante di Joseph e capitalismo armato degli americani è collegato da una linea sottile e famelica di morte e distruzione del prossimo per mantenere la propria libertà, anche a costo di sporcarsi le mani. L’escalation di Joseph è costante e avviene per piccoli passi. La paura di diventare padre, la curiosità di assaggiare e provare la morte altrui, prima con un cagnolino inerme fino a salire di livello estremo con degli esseri umani, fino ad un finale degno del succitato PROXY, per cattiveria ed abominio. L’unico elemento weird presente, quel nome giapponese nel bigliettino, legato probabilmente ad un evento rimosso, rappresenta probabilmente la naturale casualità degli eventi, spesso incontrollabili e fuori dalla nostra portata, ma destinati a guidarci in territori oscuri e distruttivi. Ambientato in una Los Angeles verdastra e malsana, questa pellicola cambia pelle continuamente. Prima dramma familiare, poi thriller per finire nell’ultima parte, la migliore, a diventare un oscuro horror psicologico dal finale agghiacciante ed inquietante. Filmone forse non per tutti i palati, ma se amate i film di Zack Parker ed in generale i thriller psicologici più estremi, questo è vedere fino alla fine! VALUTAZIONE 8,5/10

 

H.E.