Se il cinema giapponese sembra aver abbandonato di recente l’anima weird ed estrema che lo ha sempre caratterizzato (esclusi i soliti nomi noti), ecco qualcosa di nuovo e piacevolmente malato partorito da un giovane dittico di registi del sol levante che, grazie ad una tecnica di disegno semplice e sperimentale, sforna un’opera impossibile da paragonare a quanto già visionato in passato. Simile a tanti ma uguale a nessuno. Ujicha (già autore di un film anime sulla falsa riga di questo) e Shigenori Shogase mettono in piedi un’animazione stop motion utilizzando figure e immagine statiche, con l’utilizzo in alcuni casi (determinati per la storia) di liquidi ‘veri’, come vomito, sangue e altri indefinibili (creati artificialmente ovviamente), destinati ad aumentare ancora di più il disagio e malessere dello spettatore durante la visione. Una follia animata e statica allo stesso tempo che sembra frullare in un colpo solo i deliri di autori weird e inquietanti come Hitoshi Matsumoto, Jan Švankmajer e Jimmy ScreamerClauz. Proprio alle opere di questo ultimo regista citato, possiamo affiancare, per fantasia estrema, ironia macabra e frangenti disturbanti, questo nuovo prodotto visionario, nonostante le tecniche d’animazione siano agli antipodi tra loro.Giappone. Finita la scuola Bobby, un ragazzino americano, decide di andare con Akkun sulle montagne appena fuori dal loro villaggio per costruire il loro rifugio per l’estate. Lungo la strada i due sono incuriositi da Vojager, un misterioso parco divertimenti dove la caccia agli alieni robot sembra divertente ed alquanto dinamica. Ben presto, quando troveranno altri bambini intrappolati li da giorni, Bobby e Akkun capiranno di essere prigionieri del folle padrone del parco Koike, che usa la struttura per catturare giovani prede destinate ad un misterioso progetto segreto. Bobby, nonostante le avversità Bobby, non si arrende e lotta con tutte le sue forze per salvare la vita sua e dei suoi amici ……Secchiate continue di fantasie malate e perverse saranno utilizzate per creare questo micro mondo del male, estetico e di contenuti, dove non si esiteranno a mostrare nudi e vulnerabili i bambini protagonisti, carne umana e metallo fusi assieme, cannibalismo, abusi e personaggi bizzarri ma tendenti al perverso più puro e difficilmente dimenticabile. Un mix impazzito e travolgente di sci fi anni ’80 e body horror stile Cronenberg che non esiterà a mostrare gore, violenza e persino frangenti fantasy (dove scimmie e pipistrelli senzienti faranno felicemente capolino) in maniera cruda e brutale. Nella seconda parte il film prende una piega sempre più alienante, confusa e oscura, dove l’incubo di Bobby sembra destinato a non avere fine per colpa di un nuovo ‘inizio fisico’ sbalorditivo e agghiacciante (forte quasi quanto quello afferente la creazione dei bambini in ‘When Black Birds Fly’ del succitato Jimmy). VIOLENCE VOYAGER non è un film adatto a tutti (per la sua natura estremamente sperimentale) e da amore a prima vista (complice al trama bizzarra, a tratti incomprensibile e estrema a livelli assurdi), destinato perlopiù a chi cerca qualcosa di sperimentale e totalmente nuovo nel mondo dell’animazione estrema. Attenzione però, perché a prima vista sembra di trovarsi in un programma televisivo degli anni ’70 destinati ai bambini sotto i tre anni. Basta la prima mezz’ora per vedere cadaveri squarciati di bambini, cannibalismo e violenza aberrante, finendo così all’improvviso in un incubo VM18 dal quale sarà difficile, come per Bobby, uscirne. Imperdibile! VALUTAZIONE 4/5
H.E.