‘Hey, this is shit …. it’s not a mystery of life, it’s shit!’
In uno dei periodi storici più fertili del ricci della filmografia di Takshi Miike, tra il 1999 ed il 2001, con circa ben 15 pellicole sfornate in soli tre anni (tra le quali capolavori assoluti come ICHI THE KILLER e AUDITION), il celebre e amatissimo regista nipponico regalava a tutto il mondo un film destinato a lasciare un segno indelebile nel cinema weird e più estremo. nato come film per la tv e girato completamente in digitale, montato quasi come un documentario grezzo, VISITOR Q rappresenta una delle miscele più riuscite tra shock visivo e grottesco di qualità, finendo per influenzare pesantemente il cinema degli anni 2000 anche fuori dai confini del Sol Levante.
Un uomo, un ex reporter televisivo fallito, cerca di montare miseramente un documentario sulla violenza e sul sesso tra i giovani. Continua a fare sesso con sua figlia, la quale è scappata di casa ed è diventata una prostituta, e filma suo figlio umiliato dai bulli della sua scuola.”, uno sconosciuto viene coinvolto ed entra nella famiglia più bizzarra che ci sia auto invitandosi dopo aver colpito alla testa il padre con una pietra. A completare il perfetto quadretto familiare la madre, continuamente pestata a sangue dal figlio bullizzato, al quale anche una prostituta che abusa di eroina …….
Prendendo sicuramente spunto dal TEOREMA di Pasolini, dove uno ‘straniero’ appare senza preavviso e funge da detonatore in un nucleo familiare, Miike sceglie l’elemento esterno per cercare però di allineare e stabilire con la violenza l’ordine smarrito, causato, come si evince da subito, dall’inadeguatezza del padre di essere cardine e punto focale della famiglia, lasciata alla deriva e destinata allo sfascio più totale. Se la bussola non esiste più, solo l’aiuto di qualcuno, non cercato ma sempre ben accetto, è destinato a portare l’equilibrio. Un concetto ben vivo nella cultura nipponica si dai tempi di Godzilla. Questa volta però le mostruosità sono già radicate nella famiglia assai disfunzionale, la quel è abilmente indirizzata dallo straniero ‘Q’, bravo nel spingere l’acceleratore dell’eccesso e della perversione oltre i limiti, fondamentali questi per trovare quelal nuova guida, in apparenza la più debole della famiglia, per tenere le redini del gruppo smarrito e privato della stella polare per troppo tempo. Per giungere ad essa, e trovare così la giusta retta per trovarla, il buon Miike non sbaglia un colpo, esagerando alla grande nel mare più estremo. Necrofilia, omicidi efferati, stupri, vessazioni, sadomaso, violenza domestica, latte materno incessante, incesto e perfino della sana merda usata come crema per il corpo, saranno elementi naturali (e piacevolmente deviati grazie al ‘cane pastore Q’) necessari per guidare la ‘mandria’ nella direzione del nuovo capo branco (la scioccante e morbosa scena finale non lascia dubbi su chi sia il nuovo boss) e dove per uscire dalla merda … bisogna prima entrarci completamente.
Gli aggettivi e compimenti su Miike oramai si sprecano, un vero fenomeno cinematografico della nostra epoca, forse unico nel rendere di estrema qualità opere grottesche, malsane e bizzarre come questo brillante e magnifico VISITOR Q. Un grande must del weird più estremo! VALUTAZIONE 5/5
H.E.