Dalla ricerca senza sosta per una figlia perduta ad un dramma silente ancora più lacerante e doloroso. Questa è la premessa per una storia vera, che abbraccia un arco temporale lungo quasi sessant’anni, di una donna del Tennessee, Peggy Phillips, divenuta madre a soli 19 anni nel 1962 per un rapporto occasionale e che si è trovata dopo solo due giorni dalla nascita della figlia a leggere ‘morta’ nella cartella clinica della sua creatura. Quando 16 anni dopo la madre di Peggy, il giorno prima di morire, le confessa che la sua bambina non era morta dopo due giorni ma era stata data in adozione, per Peggy inizia una lotta senza sosta, durata ben 4 decenni per scoprire, per scoprire la verità, attraverso un altalenante incrociarsi di depistaggi, bugie e scomode verità. Presentato come un puzzle dal regista, dove manca sempre un tassello per completarne la storia, questo film mette in luce le difficoltà di una donna, le sue debolezze ma allo stesso la sua forza inarrestabile di madre, costretta da ragazza a subire le punizioni di una comunità che l’ha marchiata come una poco di buono, con l’unica colpa di essere finita nelle grinfie di un uomo sposato desideroso solo di avere un rapporto sessuale con lei, e poi di un’apparente approssimazione su una serie di vicende poco chiare nei due giorni successivi al suo parto. Il giovane regista Zach Marion, che seguirà passo dopo passo la vicenda negli atti conclusivi, finirà per scoperchiare un vaso di pandora inizialmente inaspettato e soprattutto mai scritto, in quanto il puzzle citato in precedenza sarà concluso in maniera triste, straziante e commovente. Nel mezzo, dal quel lontano 1962, troveremo in carcere la figlia forse ritrovate dopo un lungo calvario, tematiche delicate afferenti l’adozione, abusi familiari e ricordi nebulosi e pericolosi che finiranno per confondere ancora di più la tenace protagonista di quest’amara vicenda. Dalle supposizioni degli anni ’70, quando la madre di Peggy rivelò alla figlia che la sua bambina non era morta ma data in adozione, fino alle prove scientifiche e inconfutabili (o quasi) dei nostri giorni, il documentario riesce prima a catturare la nostra attenzione, alimentando di conseguenza il nostro desiderio di verità, finendo poi per mettere in luce il vero cuore del film e soprattutto quel pezzo di puzzle mancante che va oltre la vicenda ma non l’anima della sua protagonista. Un docu-drama ricco di verità esistenziali, di vero amore e tantissima speranza di chiudere crepe del passato, impossibili però da ricucire o semplicemente da accettare. Un’opera che arriva diritta al cuore!! VALUTAZIONE 4/5
H.E.
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