Passato in sordina e poco citato dai saccenti del cinema italiano, 20 SIGARETTE, l’opera autobiografica di Aureliano Amadei, è quanto di meglio si possa sperare cercando del buon cinema italiano recente, drammatico e disturbante. Niente scimmiottamenti dei soliti film americani o ricostruzioni da prima serata da sonno su RAI UNO …. questa è una storia vera terribile, narrata e descritta da chi ha vissuto in prima persona quei tragici momenti.
Nassiriya (Iraq) 12 novembre 2003, base Maestrale, uno dei riferimenti di militari e carabinieri italiani dell’operazioen di pace ‘Antica Babilonia’. Un terribile attentato terroristico, verso le ore 10.40 locali, squarcio la base. In quel frangente persero la vita 19 italiani (soldati, carabinieri e civili), oltre a numerosi civili iracheni. Uno dei pochi sopravvissuti a quella maledetta mattina fu un giovane civile italiano, Aureliano Amadei, ingaggiato come aiuto regista da Stefano Rolla (morto nell’attentato), in Iraq per realizzare un film sulla missione di pace italiana.
Se la scena estrema dell’attentato è realizzata benissimo, utilizzando la nevrotica visione della fotocamera di Amadei, il suo discorso finale è da pelle d’oca, ancor più drammatico e straziante un doloroso parallelismo tra il finale ed una scena atroce presente nella pellicola. Simbolico il titolo, riferito al numero (probabile ma non certo) di sigarette fumate durante la permanenza di Aureliano a Nassiriya, oggetto effimero di fuga fondamentale dall’orrore visionato e subito.
20 Sigarette è un film privo di retorica e banalità, eccezionale nel colpire forte al cuore ed aprire la mente con estrema semplicità narrativa. Un film italiano, su una storia nera del nostro recentissimo passato, sicuramente non privo di difetti (è un’opera prima totale) ma assolutamente da recuperare. VALUTAZIONE 8,5/10
H.E