Il cinema sud coreano negli ultimi vent’anni ha regalato perle estreme a ripetizione e senza deludere mai. Won Shin-Yeon, merito anche del poderoso e recente MEMOIR OF MURDERER, è uno dei migliori autori di questo cinema selvaggio che alterna violenza, horror, dramma e anche humor nerissimo. A BLOODY ARIA, uno dei suoi primi lavori, è quanto di meglio si possa sperare di vendere in una pellicola della penisola coreana, in quanto l’imprevedibilità e la follia umana padroneggiano costantemente, e dove umiliazioni, vendette e vessazioni continue non permetteranno nemmeno un secondo di noia.
Durante una gita in campagna, il professore di lirica Oh-geun, in viaggio nella sua Mercedes nuova fiammante in compagnia alla sua allieva prediletta, la bella In-jeong, si ferma, dopo aver preso anche una multa per essere passato con il rosso, per una sosta lungo l’argine di un fiume. Dopo un tentativo maldestro di stupro da parte del professore, In-jeong fugge nei boschi limitrofi per sfuggire alle avance del suo professore e mentore. Quando un uomo locale apparentemente innocuo le offre un passaggio fino alla stazione degli autobus, In-jeong pensa di essere stata salvata. Nel frattempo un gruppo disturbato e variopinto di teppisti campagnoli fanno capolino nella piana dove si trova Oh-geun parcheggiato con la sua Mercedes. In-jeong si ritrova però non nella stazione degli autobus, bensì riunita suo malgrado con il suo professore, divenuto ostaggio della banda di teppisti, mentre chi l’ha salvata in realtà è il loro capo. Inizia così per la coppia un pomeriggio all’insegna della paura, soprattutto quando saranno coinvolti nei giochi sadici della gang……
H.E.