“Questo è che siamo …. i figli degli uomini”Uno dei film sci fi più tristemente visionari su un ipotetico futuro dispotico, mai così vicino ad prossimo ed imminente futuro. CHILDREN OF MEN, basato sull’omonimo romanzo di P. D. James, vuole colpire duro attraverso continui cambi di passo, analisi drammatico psicologiche impietose e sequenze metaforiche su presagi di un periodo (il romanzo originale è del 1992) incredibilmente premonitori sull’attuale epoca sociale, politica e persino economica. Nel 2027, in un mondo caotico in cui gli esseri umani non possono più procreare da ben 18 anni, un’ex attivista accetta di aiutare a trasportare una donna miracolosamente incinta in un santuario in mare, dove la nascita di suo figlio potrebbe aiutare gli scienziati a salvare il futuro dell’umanità ….. Affascinante quanto pessimista, questo film, forse il migliore di Alfonso Cuarón (almeno per chi scrive), ha il merito di mettere sotto la lente d’ingrandimento quanto tantissime cose ritenute importanti e indispensabili, come benessere e persino l’arte con la A maiuscola, possano risultare infinitamente minuscole al cospetto di un pianto di un neonato ed al miracolo della vita. CHILDREN OF MEN non fa sconti sulla cattiveria e ipocrisia umana, prediligendo una superfice da film thriller e politico per scavare impietosamente sulle nostre fragilità e insicurezze, amplificate in questo caso da una sterilità devastante, che destinerà l’umanità all’estinzione, anticipata ancor prima da una perdita di valori umani. Per quanto concerne la cornice creata, spettacolare quanto inquietante (annessa istigazione al suicidio collettivo), destinata ad avvolgere i protagonisti di questa storia, con ben tre diverse ambientazioni: quella metropolitana, decadente e destinata alla sfascio totale, quella naturale, della campagna illusoria di una tregua dai mali del mondo, ed infine quella del campo profughi, la cruda realtà e conseguenza estrema della politica, in questo caso, britannica. Dall’obbligo al test di fertilità a diversi accenni di una pandemia influenzale letale, forse la causa della sterilità a livello planetario, fino agli attacchi attacchi terroristici, che colpiranno nella realtà anche l’occidente dal 2001 in poi, i parallelismi con l’attuale presente sono sinistramente molteplici. L’unica salvezza, una capacità presente nell’uomo da sempre, è quella legata al proprio istinto di sopravvivenza, naturale, primitivo e spesso capace, come dimostra la storia più oscura dell’umanità, di cose straordinarie e inizialmente impossibili. Se Cuarón eccede a volte a sottolineare spesso gli stessi concetti,, culturali e (dis)umani, ha il merito di dare vita ad una pellicola poco convenzionale, sia per struttura narrativa che costruzione dei personaggi, i quali seguono un’evoluzione atipica ed a tratti per nulla cinematografica. Una strana fusione tra realtà ipotetica e distopia futura ma lontana dalla fantasia. Fotografia, scenografie e sequenze da applausi, oltre ad un comparto recitativo di primo livello, regaleranno ai posteri un film decisamente unico per il genere sci fi e destinato a lasciare un segno indelebile sullo spettatore a fine visione. Imperdibile!! VALUTAZIONE 4,5/5
H.E.
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