TO LIVE AND DIE IN L.A. (Vivere e morire a Los Angeles) del 1985 di William Friedkin

Se c’è un ‘crime movie’ che rispecchia inesorabilmente gli Stati Uniti targati Ronald Reagan degli anni ’80, quel film è senza dubbio TO LIVE AND DIE IN L.A. (Vivere e morire a Los Angeles il titolo italiano). Un’opera seminale per il cinema neo noir e poliziesco americano degli anni a venire, dove male e bene si fondono e confondono tra loro costantemente, creando un confine labile tra cosa sia giusto e sbagliato, dove l’unico filo conduttore tra tutti i protagonisti sarà l’uso sporco e ossessivo del denaro, il quale più marcio è … e meglio sarà per raggiungere i propri scopi. Los Angeles. L’agente federale Chance è sulle tracce del pittore e falsario Eric Masters. Quest’ultimo ha assassinato il suo ‘gemello ‘ e anziano collega, prossimo alla pensione. Chance, pronto a tutto pur di catturare questo feroce criminale, non esita a infrangere regole etiche, proprie del lavoro di federale, e morali, scivolando in un pericoloso percorso dove i soldi si tingeranno inesorabilmente di sangue …. anche di quello innocente! Caratterizzato da un cast all’epoca di volti meno noti ma destinati, alcuni, ad un grande successo in futuro (Willem Dafoe, William Petersen, John Turturro, Darlanne Fluegel e Darlanne Fluegel), questo ennesimo capolavoro targato William Friedkin prosegue quanto iniziato con Cruising, ovvero un’analisi cruda e spietata di come sia inevitabile attraversare il confine dell’illecito per garantire la sicurezza agli ‘onesti’ cittadini americani, desiderosi di cogliere quanto prima possibile quel sogno americano tanto reclamizzato dalla politica interna dell’epoca. Tutto è possibile, perfino crearsi maschere perfette e camaleontiche per entrare nei salotti buoni e occupare con avidità spazi nella metropoli americana L.A., dove tutto è fattibile, anche essere un criminale ed artista allo stesso tempo. E’ il caso di Rick Master, interpretato da un istrionico e animalesco William Defoe, emblema di quel virus americano che divora il più debole in nome dell’istinto criminale di sopravvivenza e dell’eccesso. Se Master è spinto da un istinto criminale fagocitatore, quello del suo antagonista, l’agente federale Chance, interpretato da William Petersen, è spinto da una fame causata dalla vendetta, che sporcherà anima ed etica ancora di più di quanto lo sia già. Infatti ancora prima della morte del suo ‘gemello’ (termine per indicare e sottolineare ancora di più il legame con il compagno di lavoro), questo non esita a ricattare un’informatrice con sesso e spauracchi di ogni tipo, come riportarla dietro le sbarre al primo tradimento. Il tema portante, il soldi falsi (presentati con una sequenza multicolore nella sua operazione quasi artistica del falsario) ben si lega e amalgama con questa caccia all’uomo, con una cornice metropolitana sporca e poco limpida dove corruzione, arte, malaffare, bella vita e benessere si intrecciano pericolosamente, costantemente ed inesorabilmente. Saranno infatti le leggi scritte e piegarsi a quelle non scritte della strada, in quanto proprio il terzo protagonista del film, il nuovo ‘gemello’ di Cahnce, l’agente federale Vukovich, si straformerà e cambierà pelle per sopravvivere in una città vorticosa e infetta dal virus del denaro come la Los Angeles mostrata da Friedkin. Il regista riesce a mantenere, sin dall’inizio, un perfetto equilibrio tra frangenti ricchi di ritmo incalzanti, tra terroristi imbottiti di esplosivo e inseguimenti al cardiopalma, con al altri più dediti all’analisi interiore dei diversi protagonisti ed all’ambiguità, qualsiasi essa sia, sessuale o professionale. Una regia di altissimo livello, una fotografia varia e dinamica, con colori degli spazi interni ed esterni che lasceranno spesso senza fiato, una stupefacente colonna sonora, in puro stile anni ’80, ci trascineranno con estremo piacere verso un finale very shock, inaspettato quanto inevitabile con quanto mostrato fino ad allora. Uno dei noir psicologici e d’azione più cupi e oscuri del cinema americano anni ’80! Bomba!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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