DRAGGED ACROSS CONCRETE (2019) di S. Craig Zahler

Deluso, nonostante la moltitudine di elogi da parte del popolo estremo, dei due film precedenti del regista S. Craig Zahler, Bone Tomahawk e Cell Block 99, le mie aspettative in merito al suo nuovo lavoro erano ridotte all’osso. Inoltre, dopo aver sbirciato la durata, vicina alle tre ore, la prospettiva di un nuovo sacrificio di tempo sprecato sembrava quanto mai probabile.
Felice, come non mai, di essere stato smentito a fine visione. Un crime noir anomalo per il panorama attuale, dove le lunghe pause, i frangenti compassati, i numerosi silenzi e primi piani ripetitivi dei molteplici protagonisti, primari e secondari, finiranno per diventare la cornice ideale di questo solido crime drammatico, reso grandioso da un cast in simbiosi perfetta con la sontuosa sceneggiatura, sempre ad opera di S. Craig Zahler.
Brett ed Anthony sono due poliziotti, uno veterano, l’altro il suo giovane compagno, che si ritrovano sospesi quando un video delle loro tattiche da strada diventano la causa dei media del giorno, alimentano accuse di razzismo nei confronti della polizia. Scarsi di denaro e senza altre opzioni, questi due soldati amareggiati scendono nel mondo criminale per guadagnarsi il dovuto. Brett in particolare vive un periodo di sofferenza esistenziale che lo sta logorando. Da una parte la consapevolezza di una carriera da poliziotto che non gli ha permesso di fare carriera, dall’altra una famiglia con problemi di integrazione e salute. La loro strada incrocerà quella di un ex detenuto di colore, desideroso anche lui di uscire dalla palude della miseria……
Un film da dividere in un due parti ben distinte. Quella afferente i primi 60 minuti circa e la seconda che inizia con una famigerata rapina, annegata nel sangue, dei restanti 100 minuti. La prima appare alquanto faticosa in alcuni frangenti, destinati però a pesare in positivo successivamente, in quanto necessari per dipingere la natura dei suoi protagonisti. In particolare quella di Brett, interpretato da un Mel Gibson straordinario, capace di racchiudere solo con la sua presenza fisica imbolsita, sofferente e quasi rassegnata, il male di vivere di un poliziotto americano prossimo ai sessant’anni costretto a vivere, per colpa della sua misera carriera nella polizia, in un quartiere degradato e destinato a peggiorare. Il ritmo ossessionato della maggior parte dei crime e polizieschi americani in questa pellicola svanisce, presentando una pellicola similare per colonna sonora, dialoghi e frangenti (solo nella prima parte) ironiche, al celebre JACKIE BROWN di Quentin Tarantino. Se l’approccio e la presentazione in alcune parti appare similare, S. Craig Zahler risulta meno cinematografico di Tarantin, in quanto meno amante delle citazioni di pellicole del passato e con una presentazione, soprattutto nella seconda parte, più naturale possibile.
Se la superficie del film non delude per nulla, tra sparatorie estreme con effetti splatter improvvisi ed inaspettati, la parte drammatica al suo interno, personale e universale, in quanto comprende il desiderio di un riscatto sociale duplice da parte dei suoi due protagonisti (Brett e Henry) destinato a lasciare il segno, puntando il dito su un’ipocrita società americana troppo avvezza a colpevolizzare lo ‘sbirro’ o l’ex detenuto alla prima occasione, senza possibilità di riscatto.
DRAGGED ACROSS CONCRETE è un film che va controcorrente rispetto al cinema crime odierno più estremo, lontano anni luce, per dinamiche ed estetica, qui sempre satura, a quello frenetico stile HYENA o quello ipnotico di luci al neon di Refn. Non per questo, meno incisivo e destinato così a molteplici riflessioni durante e soprattutto a fine visione.
Film promosso alla grande, ancora di più per costringermi così ad una nuova visione dei lavori precedenti di S. Craig Zahler, un regista fuori dal coro che forse merita una visione più attenta e meno superficiale per apprezzarne lo stile (almeno da parte mia). Pellicola clamorosa con un finale fenomenale! VALUTAZIONE 9,5/10

 

H.E.