EDEN LAKE (2008) di James Watkins


Nel panorama estremo del decennio scorso, EDEN LAKE di James Watkins merita assolutamente un posto in prima fila. Estremamente attuale, contemporaneo ed in linea con la cronaca più nera dei nostri giorni (è davanti agli occhi di tutti la tragica e brutale morte di un uomo disperato a Manduria, a seguito di maltrattamenti ad opera di una baby gang locale), questo film inglese racchiude tutto quanto si possa sperare di vedere in un survival estremo privo di moralità, umanità e violenza giovanile senza freni, raffigurata al meglio in questo film da un giovanissimo ed allora diciottenne Jack O’Connell, capobanda spietato e senza pietà del gruppetto di piccoli delinquenti protagonista delle violenze subite da una coppia di malcapitati, interpretati in maniera superlativa da Kelly Reilly e Michael Fassbender.
Jenny e Steve sono una coppia di fidanzati di città desiderosi di passare un tranquillo week end immerso nella natura. La meta scelta è nei pressi del lago Eden, un paradisiaco luogo immerso nella natura più incontaminata e lontano dalla civiltà. Purtroppo per loro la piccola vacanza prenderà una piega sgradevole, quando saranno presi di mira da un gruppo di ragazzini del posto. Prima con atteggiamenti fastidiosi e poi con moleste sempre più estreme. Il passaggio da paradiso ad inferno per la coppia sarà immediato, quando un ‘incidente’ tra loro ed il gruppo di ragazzini molesti metterà in ‘gioco’ la loro stessa vita …..
Il cinema inglese, lo sappiamo bene, con l’estremo hanno un rapporto confidenziale da decenni. Ancora più forte con la violenza giovanile mostrata senza buonismi e paternalismi inutili. Da ‘A Clockwork Orange’ a ‘Scum’ la lista è infinita. Proprio sul filone ‘educativo’ del celebre Borstal movie di Alan Clarke prende corpo questo horror drama, in quanto l’educazione, o presunta tale, è per buona parte oggetto della trama principale.
Proprio il lavoro della protagonista femminile del film Jenny, ovvero una maestra di scuola, pone il problema della giusta educazione e dei metodi più corretti da utilizzare (sottofondo alla radio nel prologo iniziale) nei confronti dei figli violenti. Una violenza, come scopriremo con l’avanzare del film, figlia di un circolo vizioso e destinato a non spezzarsi mai (almeno quello raffigurato nella pellicola e sintetizzato nella frase ‘non i miei bambini’ pronunciato da una loro madre) di una quotidianità imperniata sulla legge del più forte e sulla distruzione del più debole, unica maniera per rafforzare l’autostima continuamente demoralizzata ed umiliata da una condizione sociale non proprio idilliaca.
Se sotto la superficie il messaggio è chiarissimo, quello mostrato agli occhi dello spettatore è un campionario di orrori e tensione accumulata tra i più corposi del cinema recente. Provocazioni dei minori nei confronti di un adulto difficili da reggere, bullismo becero, uso vigliacco del branco, razzismo, torture gratuite, impotenza, gore e splatter in quantità tutt’altro che contenuta ed impensabile ad inizio pellicola. Tutto sarà portato all’estremo ed all’esasperazione, dove il confine che divide l’umano ed il disumano sarà passato dopo solo mezz’ora e diventerà invisibile con l’avanzare della pellicola, destinato poi a finire in un pozzo nerissimo, macabro e marcio nell’epilogo finale, privo più che mai di speranza e salvezza alcuna. Una pellicola mortificante e cruda nel raccontare una storia influenzata da molteplici fatti di cronaca nera con protagoniste baby gang (ahimè sempre di più nelle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, Italia compresa). Un horror estremo, dove tensione e sangue sembrano non finire mai, da visione obbligatoria! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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