“Calda, pazza, sexy, commovente”Prendete il cinema di Pedro Almodóvar, fondetelo con quello di Gaspar Noé (CLIMAX in particolare), metteteci prima sullo sfondo la coloratissima Valparaiso e poi al centro della storia una ragazza poco più che ventenne, ballerina reggaeton, sensuale, libera e pericolosa ma colma di un amore trasversale figlio anche di una terribile tragedia. Ecco il mix esplosivo dell’ultimo grande film targato Pablo Larraín, desideroso evidentemente (dopo la parentesi nord americana di Jackie) di tornare alle sue origini geografiche ma con una dinamicità all’opposto da quanto realizzato finora. Il talentuoso e mai banale regista cileno lo fa con una storia robusta, capace di passare con estrema disinvoltura dalla dinamicità giovanile del musical raggateon a strazianti musiche lente e drammatiche, caricando senza sosta la pellicola di erotismo, sensualità e sessualità legate a doppio filo con il concetto di nuova famiglia ‘allargata’, dove il cuore pulsante, e oserei scrivere infuocato, è la bella, focosa e selvaggia Ema. Valparaiso, ai giorni nostri. Ema è una ballerina sposata con il suo coreografo Gastòn. Insieme hanno adottato il bambino Polo, ma le cose non hanno funzionato, anche a causa di un tragico incidente familiare (Polo ha incendiato il volto della sorella di Ema). Restituito con la forza il bambino ai servizi sociali, Ema e Gastòn adesso navigano a vista tra rimorsi, accuse e una costante tensione. Ema vuole il divorzio e si rivolge all’avvocato che ha accolto Polo dopo il loro fallimento. La donna, ignara delle reali intenzioni di Ema e del suo legame con Polo, se ne innamora. Stessa sorte toccherà al marito di lei, un pompiere sedotto da Ema dopo l’incendio doloso della propria auto. Ema finisce così in un gioco pericoloso in bilico tra fuoco, sesso, rapporti sentimentali e desiderio di maternità. Tutto questo però, avrà dell conseguenze per tutti i protagonisti di questa torbida e infelice storia …….Realizzato ‘a braccio’, quasi senza prove e spesso in presa diretta, EMA è un film vulcanico ma allo stesso tempo ricchissimo di riflessioni sociali e umane sulla nuova generazione giovanile cilena. Che non ha vissuto la dittatura del secolo scorso e cerca di trovare uno spazio proprio attraverso un percorso anarchico e costantemente libero da pregiudizi, proiettato senza filtro in un prossimo futuro privo di barriere culturali e sessuali ma non di oggettive difficoltà. Forte di una fotografia spettacolare, figlia di un abbraccio unico tra quello urbano e naturale della città di Valparaiso, Larraín illustra e dipinge per quasi un’ora tutti i protagonisti in maniera ermetica e impenetrabile, tessendo una ragnatela (dove il ragno letale sarà proprio la bionda Ema), di rapporti umani controversi e difficili, apparentemente confusa e sconnessa. Per nostra fortuna non sarà così, in quanto ogni elemento troverà il proprio spazio man mano che si avanza con la storia, dove danza, sesso ed erotismo si accavalleranno continuamente, finendo tutto in un ampio epilogo dove scopriremo finalmente le reali intenzioni di Ema e soprattutto il destino dei suoi amanti ‘sposi’, l’avvocato donna ed il pompiere, senza dimenticare il marito ed il piccolo Polo. Regia mozzafiato e iper dinamica (un’evoluzione per nulla banale con chi ha apprezzato i film precedenti di Larraín) dove finiremo per amare e odiare più volte Ema (viscerale e favolosa la prova dell’attrice Mariana Di Girolamo), armata di lanciafiamme e sensualità pericolosa ma anche di un amore materno sconfinato ed estremante naturale, nonostante le apparenze, che lotta costantemente per la propria libertà. A completare questa nuova meraviglia della settima arte, oltre alla sceneggiatura ampiamente elogiata in precedenza, un cast di attori spettacolari e una colonna sonora destinata a martellare felicemente la nostra mente, durante ma anche a fine visione. La migliore nuova visione di questo primo scorcio di 2020 e … un probabile nuovo capolavoro del cinema sudamericano! VALUTAZIONE 4,5/5
H.E.
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